Sapori, odori, colori e tanta vita. Per comprendersi e tuffarsi fino in fondo nell’anima del capoluogo siciliano occorre andare tra i banchi. Si perché i mercati di Palermo sono una esperienza unica, forse il solo modo per portare a casa i suoi colori e le sue voci, le sue tante sfaccettature. Come se tra quella esposizione di frutta e pesce, formaggi e verdure si celasse uno spioncino che porta diritto dentro nel cuore della città. Quattro luoghi, quattro nomi, i mercati di Palermo della Vucciria, Capo, Ballarò e Borgo Vecchio, che sono diventati sinonimi di Palermo. Per chi arriva in treno, Ballarò si trova non lontano dalla stazione centrale. A due passi dal capolavoro del barocco palermitano, la chiesa di Casa Professa prediletta dagli sposi per il loro sì, Ballarò rimane immutato con le sue bancarelle variopinte nei vicoli stretti dell’Albergheria e le abbanniate, ossia le grida dei venditori sempre uguali a se stesse da secoli. Immutabile e immune dal trascorrere dal tempo, come il leggendario Conte di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo, la cui casa natale si trova proprio a pochi passi da qui. Qui, si vendono anche cibi cotti, ovvero il meglio dello street food locale: le panelle (ovvero le frittelle di farina di ceci), i crocchè, (cioè le crocchette di patate) ma anche i panini con la meusa, la milza.

Mercati-di-Palermo--BallaroI mercati di Palermo come nel quadro di Guttuso

Gioia per gli occhi e per le orecchie anche alla Vucciria, che ispirò il celebre dipinto di Renato Guttuso. ll mercato, che prende il nome dall’antica «Bocceria» (il mercato dedicato al macello e alla vendita del la carne), si trova tra via Roma e corso Vittorio Emanuele, cuore pulsante della vecchia a Palermo popolare, poco lontano dalla cattedrale. Qui, l‘acqua dei pescivendoli bagna costantemente il basolato della strada, tanto da aver fatto apprendere ai palermitani la frase «quando si asciugheranno le pietre della Vuccirìa», per sottintendere di un evento che non accadrà mai. Per godere delle atmosfere del Capo (da Caput Seralcadi, latinizzazione del nome arabo del quartiere), invece, basta fare un salto al Teatro Massimo e girarci attorno, per entrare dalla trecentesca Porta Carini in uno scorcio senza tempo. Infine, Borgo Vecchio, alle spalle del salotto cittadino di piazza Politeama, Vicino al porto. Un microcosmo che contrasta con gli sfarzi del centro commerciale della città a pochi passi, con le sue officine, le sue bancarelle, il suo dialetto impermeabile alle influenze esterne. In ogni caso quattro esperienza da vivere e che non si dimenticano. Perché i mercati di Palermo sono così: colorati, confusi, caotici e rumorosi. Ma pieni di vita.

mercati di Palermo