È uno dei simboli di Praga. E non c’è nessuno che resista alla tentazione di un selfie o di una foto. D’altra parte il Ponte Carlo di Praga ha tutto quello che serve per essere una icona:. E’ possente – 515 metri in lunghezza e circa 9,5 metri in larghezza: per l’epoca una specie di record-, è elegante con le sue statue che vigilano dall’alto, ha una ricca storia, ha visto battaglie e scaramucce mentre oggi ospita turisti, suonatori di strada, sedicenti artisti e tanta umanità. E questo forse è l’aspetto più interessante.

Il Ponte Carlo di Praga è il ponte più antico della città – sostituisce quello precedente voluto da Giuditta di Turingia distrutto da una piena travolgente – e collega la Città Vecchia (Staré Město) con il quartiere di Malá Strana, dove sorge il Castello di Praga. Fu costruito tra il 1357 e il 1402 – i lavori impiegarono ben 45 anni – ed era l’unico viadotto della città ad attraversare il fiume Moldava. È considerato una delle strutture gotiche più importanti del mondo oltre che come detto una vera e propria attrazione turistica per la città. E quindi  per tutta la Repubblica Ceca.

Ponte Carlo di Praga

Il ponte Carlo di Praga: nel nome dell’imperatore

Il ponte è stato chiamato così in onore del re Carlo IV, Imperatore del Sacro Romano Impero, che ne commissionò la costruzione all’architetto Peter Parléř. Lo stesso che aveva già costruito il Duomo di San Vito. Ovviamente si trattava per quei tempi di una opera ciclopica e quindi, oltre agli studi di ingegneria si fece ricorso anche ad un po’ di magia. D’altra parte non saremmo a Praga. Gli studiosi di astrologia di corte stabilirono che la prima pietra dovesse essere deposta con precisione alle 5.31 del 9 luglio del 1357 per intercettare l’influsso positivo degli astri. E, di conseguenza, non cedere alla prima piena un po’ vigorosa.

Ma il ponte Carlo di Praga non beneficiò solo dell’influsso delle stelle: ma anche di sotterfugi più terresti. Si dice infatti che per rendere la malta che legava le pietre più robusta vennero aggiunti anche gusci d’uova. Una leggenda? Una cosa è certa: il ponte è ancora al suo posto anche se più volte è stato danneggiato e rimesso a nuovo.

Ponte Carlo di Praga

Trenta statue. E mille storie.

Uno degli aspetti che balzano all’occhio attraversando oggi il ponte Carlo di Praga sono le statue che lo adornano. E che sono state scolpite nel corso dei secoli. La prima risale al 1683, l’ultima al 1928. Sono trenta e tutte rappresentano immagini di santi. Oggi sono copie mentre gli originali si trovano al Lapidario del Museo Nazionale – uno dei tanti musei di Praga – ma restano comunque opere da ammirare. La più famosa è la statua di San Giovanni Nepomuceno, santo ceco e patrono della fanteria di marina spagnola, che fu gettato nel fiume per ordine del re Venceslao IV nel 1393. Una croce di ottone sulla ringhiera segna il luogo in cui il santo fu gettato.

Molte persone chiedono un favore accarezzando con la mano sinistra la statua mentre altri toccano anche il cane alla base della statua. E’ un simbolo di fedeltà e dovrebbe garantire di tornare a Praga in futuro. Oltre a San Giovanni, ci sono altre statue che meritano una piccola sosta. Tra queste la cosiddetta statua del Barbuto che si sarebbe trovata sulla terza arcata del precedente ponte crollato. Si dice che fosse una specie di idrometro usato per calcolare le piene valutando a che livello – se al mento o alle orecchie – arrivasse la corrente.

Santi, beati e non solo

Tra le statue che impreziosiscono il ponte Carlo di Praga da notare anche il monumentale gruppo dedicato a san Giovanni da Matha, San Felice da Valois e al beato Ivan: su una roccia si erge san Giovanni con le catene spezzate, accanto a lui san Felice e, un po’ più in basso, l’eremita Ivan in qualità di rappresentante dei patroni del paese. Nella parte inferiore della roccia c’è una grotta chiusa da una grata con alcuni cristiani imprigionati che vengono sorvegliati da un cane e da un Turco con frusta e sciabola.

Oltre le statue le torri

La statua più bella, però, è probabilmente quella di Santa Lutgarda  del1710 ispirata ad una opera del Bernini. Il gruppo rappresenta la santa che, alla fine della sua vita ormai cieca, vede in sogno Gesù che la stringe a se.

Ma non solo statue: ai due estremi del ponte, che ricordiamo ha visto anche battaglie e quindi andava difeso e fortificato, ci sono due torri. Che in realtà sono, però, tre.
Sul lato est si trova la torre più alta, circa 40 metri, chiamata Torre del Ponte della Città Vecchia (o se preferite Taroměstská mostecká věž): è considerata una delle porte gotiche più belle del mondo. La torre fu concepita anche come arco simbolico della vittoria, attraverso il quale i re cechi passavano durante i loro cortei di incoronazione. Non a caso come decorazioni ci sono l’immagine dell’imperatore oltre a Venceslao IV e San Vito – patrono del ponte.

Una parte delle decorazioni fu distrutta nel 1600 durante un attacco da parte di truppe svedesi. Se non siete pigri entrate: dopo 138 gradini arriverete alla galleria panoramica: da lassù la vista sul ponte Carlo e sulla città di  Praga è splendida.

Sul lato ovest ,invece, c’è la Torre del Ponte della Città Piccola. E’ più bassa, circa 30 metri, ed in realtà è formata da due parti collegate da una porta e sono la via d’accesso a Mala Strana. La parte più piccola, romanica, è quello che rimane del Ponte di Giuditta, distrutto da un’inondazione nel 1342 ed è stata modificata nel 1591. La seconda, più alta, del 1464, richiama il progetto della torre sull’altra riva e l’idea dell’archietetto Parléř.

Il ponte Carlo di Praga. E i tram

Abbiamo parlato di storia: ma ci sono altri dettagli interessanti. Una opera del genere aveva ovviamente costi spaventosi e per questo per diversi secoli è stato imposto un pedaggio a chiunque  attraversasse il ponte. Gli introiti servivano per la manutenzione della struttura che nel corso del tempo ha avuto diversi utilizzi. Dal 1883 al 1905 fu attraversato da un tram a cavalli sostituito poi da uno elettrico che durò poco.

Nel 1908 arrivarono dei bus e mezzi che andarono avanti fino alla fine della Seconda guerra mondiale quando il trasporto pubblico cessò. L’ultima macchina invece passò nel 1965: da allora in poi è stato solo per i pedoni. Andateci dopo il tramonto: il passeggio si riduce un po’, su tutto volano le note dei musicisti di strada e le torri in distanza si illuminano. Praga è magica: e si vede.

Ponte Carlo di Praga