Nei carrugi guardatevi in giro. Perché i protagonisti di questa storia sono tutti lì, intorno a voi. Ci sono Bocca di Rosa e Marinella che spettegolano con le dita unte di focaccia, la graziosa di via del Campo che sgrana gli occhi color di foglia, i quattro amici al bar che s’annegano nel Pigato e discutono di anarchia e di libertà. E più in alto la gatta con una macchia nera che torna alla sua soffitta arrampicata su piazze minuscole come francobolli tra vertigini di case-grattacielo, in mezzo ad archi scuri e ripide scalinate. Che una guida di Genova può partire anche da qui.
Perché Genova, è ovvio, è una città di mare. Ma per scoprirla dal porto ai caruggi di De André, si deve camminare in salita anche oggi che la gente nei vicoli ha le cravatte al collo o le guide multilingue dei turisti scesi dai jet. Eppure in questi vicoli dove – solo il solito De André ha saputo cantarlo con amore – «il sole del buon Dio non da i suoi raggi» resiste un mondo confuso e caotico, antico e molto fiero, un mondo di canzoni e vita che ribolle. Tutto da scoprire.
Guida di Genova: viaggio tra il popolo dei vicoli
Qui, fianco a fianco, tra mescite di vino sfuso e rumorose kebaberie, confettifici preziosi e botteghe pakistane, locali da movida modaiola e annoiate lucciole sudamericane, convivono e si intrecciano le mille anime di una città che, come ha scritto uno storico venuto da lontano «ha un corpo fragile, stretta com’è tra un mare troppo profondo e montagne troppo alte». Ma che forse proprio grazie alla forsennata voglia di vincere questi limiti è stata guardata per secoli con riverenza da chi le si inchinava chiamandola «la Superba». E il lampeggiare del faro della Lanterna sembrava fare rimbalzare sulle onde la definitiva sentenza: genovese quindi mercante.
«Sembra una beffa però che di quella grandezza per molto tempo non si sia trovata più traccia – spiega, con una vena amara, chi guarda il mare fare i capricci a Boccadasse». Proprio qui sopra, in un sottotetto, un giovane pittore di nome Gino Paoli decise di tradire i pennelli per le note per fare brillare il suo sguardo di poeta. Raccontando la sua Genova, tanto amata anche se in declino. Sì, perché la città tra Ottocento e Novecento era un polo del triangolo industriale e il vero, frenetico, porto dell’Italia che diventava grande. Porto e industria: Genova si era focalizzata su quella via per crescere.
Genova e la rinascita dopo il 1992
Poi, ogni guida recente di Genova lo racconta, arrivarono le crisi, le industrie iniziarono a chiudere. E Genova a soffrire. Poi, nel 1992, l’Expo dedicato al genovese Cristoforo Colombo portò un vento nuovo ed è partita la corsa per regalare di nuovo a Genova un suo ruolo di città d’arte e di cultura. Ha iniziato l’Acquario a cui hanno fatto seguito le mostre a Palazzo Ducale poi il recupero dei Palazzi dei Rolli. Anche se poi è proprio dal centro antico che è doveroso partire – è uno dei più vasti d’Europa – per una camminata tra odori, sapori e culture diverse.
In questi spazi striminziti, le case si intrecciano e quasi dalle finestre si tocca quella di fronte. Qui l’unica cosa da fare è perdersi, sollevando negli angoli gli occhi alle edicole votive che venivano donate dalle corporazioni per illuminare le strade di notte. Un vagare nei luoghi degli eroi rassegnati di De André che poi porterà ad un altro mondo: vicino ma diversissimo. E’ quello di via Garibaldi, definita, non a caso, la «Via Aurea», dove dopo il 1550 si diedero battaglia a colpi di palazzi le maggiori famiglie della città. Persino il grande Rubens, arrivato in città, restò senza parole vedendo quegli edifici splendidi che oggi ospitano il municipio e banche, antiquari e negozi di lusso, uffici pubblici e privati. Intorno poi le cosiddette Strade Nuove che dal 2006 sono incluse nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Ma il cammino continua e un’altra sosta obbligata è alla cattedrale di San Lorenzo dove si vuole sia passato anche il Santo diretto verso la Terra Santa. E’ una tradizione come tante. Ma in una terra di viaggiatori non è la più improbabile.
La guida di genova: uno sguardo dall’alto
Poi il cammino prosegue, tra la casa di Cristoforo Colombo e una salita all’alta Spianata del Castelletto dove una sosta è d’obbligo per ammirare il balletto metallico di navi e rimorchiatori. Sullo sfondo evanescente del mare. Quindi ancora a piedi nei vicoli stretti di questa gran casbah d’Occidente dove tutto si mescola e si confonde per arrivare al Porto Vecchio. Un tempo era l’approdo, ora, dalle Colombiadi, è la piazza affacciata sul blu, il luogo del turismo e del tempo libero.
Qui si trovano infatti l’Acquario e la bolla di acciaio e vetro della Biosfera, il museo marittimo battezzato Galata e il Bigo – immaginato da un figlio di Genova famoso nel mondo come Renzo Piano: l’enorme struttura che sembra una gru e che invece è ormai uno dei simboli della città. Con buona pace della Lanterna. Ma qui ci sono anche i vecchi Magazzini del cotone e nuovi luoghi dedicati ai bambini e allo svago. Proprio dove, una volta, i camalli coi muscoli testi spostavano le ricchezze arrivate da chissà dove ora ci sono le frotte di turisti che vengono a visitare Genova, cercando il nuovo e l’antico, l’est e l’ovest che si fondono
Da qui, guardando in controluce il tramonto attraverso un bicchiere di vino bianco ci si può preparare alla movida del centro, alla fiumana di ragazzi che scendono da piazza delle Erbe. Probabilmente in mezzo a loro, senza voler troppo apparire, ritroverete anche Marinella e la graziosa di via del Campo. Senza essere sfacciati dedicate loro un sorriso e riprendete a esplorare. Tanto, lo sapete, vi resterà sempre quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto Genova.
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