E’ una scelta obbligata: se si cerca una meta romantica, subito, si pensa a Verona. E questo destino zuccheroso lo dobbiamo a Shakespeare che ambientando qui, sull’Adige, la mitica storia di Romeo e Giulietta l’ha trasformata nella culla di ogni batticuore. Nel simbolo della città della passione. Ed è un peccato perché sfogliando la guida di Verona si scopre che questa città, in realtà, ha molto di più da offrire che il ricordo di una relazione infelice.

Guida di Verona: storia e un amore infelice

Tuttavia lei è il simbolo: e quindi partiamo da Giulietta e dalla sua casa. Per arrivare lasciatevi alle spalle piazza delle Erbe e imboccate via Cappello, una delle strade più graziose del centro. Qui vi troverete davanti alla famosa casa che però, più che uno scrigno di emozione e sentimenti sembra la cameretta di una adolescente. Anche un po’ zuccone. Ancora prima di entrare nel cortile verrete sconcertati da lucchetti, graffiti, biglietti e persino gomme da masticare che invadono le pareti. Come approccio suona poco romantico ma è il prezzo che si paga diventando un’icona planetaria. Visitata ogni anno da un milione di persone.

L’edificio, che risale al XIII sec., fu a lungo proprietà della famiglia Cappello e la prova sta nello stemma inciso proprio sull’arco che conduce al cortile. Quello dove frotte di turisti si ammazzano di selfie. Da Cappello a Capuleti: la somiglianza dei nomi ha fatto si che si sia ritenuta che , appunto questa, fosse la casa di Giulietta, l’eroina della tragedia di Shakespeare. D’altra parte il palazzo si presta: ha una bella facciata interna in mattoni a vista, un portale gotico, finestre arzigogolate, una balaustra che mette in comunicazione dall’esterno i vari corpi della casa e, ovviamente, il famoso balcone. Il tutto è stato restaurato nel 1935 da Antonio Avena e i lavori hanno permesso di riportare a perduti splendori anche gli interni con affreschi, camini e scale in legno piene d’atmosfera.

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I palazzi del centro

Nel cortile, poi, spicca la statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini. Ma non è l’originale: è una copia. Quella vera si trova all’interno perché nel 2014 è stata sostituita. Il motivo? Il metallo era consumato dalla passione dei visitatori, che come gesto portafortuna toccano il seno destro di Giulietta. Dicono che facendolo si trovi l’amore. Ma non ci sono statistiche se sia vero.

Reso omaggio alla fanciulla possiamo proseguire il tour e tornare su Piazza delle Erbe costruita sull’antico foro romano ma che con il tempo ha cambiato forma. Restando comunque, non serve la guida di Verona per capirlo, il cuore della città con i palazzi, caffè, paccottiglia turistica ma anche un suo fascino innegabile con il suo mix di stili, storia e odori. Intorno troneggiano palazzi austeri, come il Palazzo della Ragione, le Case Mazzanti, il Palazzo Maffei e la Casa dei Mercanti e al centro resiste l’edicola in pietra dove un tempo si controllava che le mercanzie venissero pesate e vendute correttamente.

Nel corso del medioevo e del caos urbanistico che seguì il crollo dell’Impero Romano con le sue rigide regole urbanistiche, la piazza cambiò in parte la sua forma. Da rettangolo divenne una sorta di rombo, dimezzando la sua estensione ma continuando a mantenere il ruolo di centro socio-economico di Verona.

Il vecchio mercato e la sosta al caffè

Al centro si sviluppò il mercato delle spezie, le erbe appunto che diedero il nome alla piazza.. Le spezie erano sì la merce principale, ma sulla piazza si svolgevano contrattazioni di ogni tipo. Oggi invece, ci sono molte bancarelle di souvenir di dubbio gusto e il vero mercato si è un po’ perso: ma è rimasto un luogo di ritrovo. E anche voi fate come la gente del posto: fermatevi per un bicchiere in uno dei caffè. Perché per sfogliare tutta la guida di Verona c’è ancora parecchio da camminare.

La prossima tappa sono le Arche Scaligere, il sepolcro maestoso e scenografico, che da oltre settecento anni accoglie le spoglie mortali degli antichi signori di Verona. Ci si arriva passando per piazza dei Signori – il nome non è causale: qui si concentravano i luoghi del potere – e passando sotto un arco. I signori, si sa, amano lasciar traccia di se. E le Arche Scaligere sono proprio questo, un cimitero privato che è anche uno degli esempi più sfarzosi di stile gotico.

Qui riposano i principi della famiglia Della Scala, con le loro elaborate sculture equestri che si levano verso il cielo come in un interminabile torneo pietrificato ed è inutile provare a descriverle: sono troppo ricche per stare in un paragrafo. Basti però dire che la prima risale al 1277 e l’ultima ad un secolo e mezzo dopo e che col tempo lo sfarzo esplose. E quella di Cangrande, la più famosa, celebra il signore con bassorilievi che mostrano le sue vittorie militari e una statua di lui morente. Quasi fosse una divinità.

La guida di Verona: il castello e il ponte

A questo punto ci sono due alternative: la prima porta verso l’Adige, passando per via Roma dove spicca il Castelvecchio, il castello di Verona costruito nella metà del XIV secolo per volontà di Cangrande II della Scala. Una visita qui vi riporterà nella Verona medievale: un tempo, siamo nel ‘300, era una fortezza imprendibile pensata per proteggere la famiglia dei Della Scala dalle rivolte in città e dagli attacchi dei nemici esterni. A riprova che più che amati sovrani stiamo parlando di odiati tiranni. E da buoni tiranni non si negarono nulla: mura con feritoie, torri arcigne, ponti levatoi e ogni genere di fortificazione.

Non solo: per essere più certi fecero costruire anche il cosiddetto ponte Scaligero, costruito con i mattoncini rossi tipici della Verona medievale. E’ il posto giusto per qualche foto con alle spalle le feritoie e per ricordare un po’ di storia: lungo 120 metri, venne fatto erigere per assicurare una via di fuga dalla città. Ha resistino secoli: ma poi i tedeschi lo ffecero crollare durante la Seconda Guerra Mondiale e fu ricostruito con i resti delle pietre recuperati nell’Adige.

L’antico teatro ritrovato

Scorrendo la guida di Verona e parlando di antiche pietre si può andare verso un altro dono che arriva dal lontano passato: il teatro romano, uno dei più antichi e che risale al primo secolo a.C. Si trova vicino all’Adige, nella zona nord vicino al colle San Pietro dove si trova la vecchia caserma austriaca. Per secoli il teatro fu una meraviglia molto ammirata – ospitava anche 10mila spettatori – ma poi finì in disuso fino all’800 quando venne riportato alla luce. Molti reperti si trovano nel vicino Museo Archeologico che si trova nel vecchio monastero che sovrasta il teatro.

Andando in direzione opposta invece sempre seguendo la nostra guida di Verona, ci si dirige verso la direzione opposta, verso Piazza Bra, il cuore pulsante della città. Sul versante meridionale si trova la Gran Guardia, palazzo risalente al Seicento, che oggi ospita mostre e convegni e di fronte Palazzo Barbieri, costruito nell’Ottocento e oggi sede del Comune di Verona. C’è molto da vedere, di giorno e di sera. Non abbiate fretta: locali e bar animano la piazza.

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Sua maestà l’Arena

Accomodatevi per osservare il passeggio e bere un buon caffè prima di rendere omaggio all’altra regina, dopo Giulietta, della città: l’Arena. Costruita con la pietra della Valpolicella, con sfumature di rosso e di rosa, e ristrutturata nel XVI secolo, l’Arena può accogliere oggi circa 20.000 spettatori grazie alla sua forma ellittica: si tratta del terzo anfiteatro romano per grandezza, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua.

Durante l’impero ospitò combattimenti di gladiatori per poi aprirsi a spettacoli di ogni genere: tornei, giostre, balletti, circhi e rappresentazioni di prosa. E persino corride, a cui nel 1805 assistette l’imperatore Napoleone Bonaparte. Ma nel 1913, nel centenario di Giuseppe Verdi, si pensò di rappresentare Aida, la più spettacolare tra le opere verdiane Accorsero a Verona migliaia di spettatori da ogni parte d’Italia e del mondo e assistettero allo spettacolo Puccini, Mascagni, Pizzetti, Kafka. Non si è più smesso e ogni estate qui arrivano 600mila spettatori. La musica allora copre le antiche pietre. E forse, anche Giulietta, accenna un passo di danza.