Vuoi vedere il Trentino da un punto proprio bello? La domanda è musica ed è l’attacco di una delle più famose canzoni popolari della tradizione italiana. E il bello è che la risposta è sempre la stessa e fa rima con Paganella. Si, questo altipiano che si adagia fra il lago di Garda e il Brenta, il circuito di grandi vini come il Teroldego e il lago di Molveno è una scommessa di bellezza fra due versanti alpini aguzzi e severi. Da una parte c’è la ripida parete che da cima Paganella, a quota 2125, precipita fin su Trento quasi a strapiombo sull’autostrada. L’altra sponda della Paganella sono, invece, le mille torri del Brenta: campanil Basso, campanil Alto, Croz dell’Altissimo e Sfulmini, ieri palestra di Cesare Maestri e degli altri ragni delle Dolomiti, oggi sono lo sfondo perfetto di selfie e, d’inverno, ciaspolate naso all’insù. Benvenuti ad Andalo e Fai della Paganella uno dei paradisi per sciare “più vicini” alla città se, come dice sempre la canzone, il panorama permette di vedere “fin a Milan”. Insomma sciare alla Paganella conquista il cuore, fin dalle allegre note rese immortali dal coro della Sat, orgoglio di Trento e dell’Italia intera e, insieme, con il suo abbraccio family friendly dove ritrovare a passo d’uomo e a misura di sci tutto il bello della neve.
Sciare alla Paganella: cinquanta chilometri di piste
Sono 50 i km di piste per sciare alla Paganella (skipass 41 – 43 euro). Ci sono le piste più semplici che accompagnano fino al paese e che quest’anno sono state anche allargate per permettere curve e deflusso più easy. E poi c’è l’Olimpionica 2, un muro nero e bellissimo che, in passato, gli americani e, oggi, i norvegesi di coppa del Mondo si prenotano, appena possono, per sciare e rifinire qui il proprio allenamento, quando il circo Bianco fa tappa in Europa. Così capita, verso dicembre, di poter fare qualche sciata, ammirando le prodezze di Aksel Lund Svindal o Kjetil Jansrud o di incrociare fra i pali Henrik Kristoffersen. Ogni fine gennaio, da un paio di anni a questa parte, torna su questi pendii, un altro super big, da poco in pensione: Bode Miller organizza qui il suo “Bomber day”, in cui sfida collettivamente i suoi molti fan, stabilendo un tempo che poi si potrà (inutilmente) cercare di battere.
Ma questa è la palestra per tutti i campioni che vogliano migliorarsi o solamente divertirsi al cospetto di un panorama impagabile e di una cortesia antica ed autentica. I versanti per sciare alla Paganella sono due: più tecnico quello che si sviluppa da Fai, attraverso i boschi che disegnano piste ricche di curvoni, come l’imperdibile La Rocca, e accompagnano a golosi rifugi come il Dosso dei Larici, il Meritz o il Santel. Più vario quello di Andalo che da 14 masi indipendenti è oggi cresciuto fino a divenire un allegro paese di montagna. Dal rifugio La Roda, prodigio di bioarchitettura, nei giorni sereni si vede il lago di Garda, ma poi ci si distrae, risucchiati dal bello di piste sempre ampie dove ad ogni bivio c’è una malga o un ristoro. Per i più piccoli sono quattro i campi scuola, due a valle, due a monte, dove disegnare le prime curve, mentre un circuito di piste facili – Lupetto, Salare, Sant’Antonio 1 e 2 – permette di dare sempre del tu alle curve più semplici. Ci sono, poi, altre due aree dedicate ai primissimi passi sulla neve, fra giochi, tapis roulant e gonfiabili: l’area Dosson, raggiungibile dall’intermedio dell’ovovia che sale dal paese, permette anche di affidare i propri sciatori in erba a personale specializzato per qualche ora di gioco. Nello snow park Laghet – Gaggia invece tutti a leggere, grazie ad una biblioteca in quota con libri pensati per i più piccoli e rigorosamente schedati in un simpatico igloo. E intanto mamma e papà si concedono qualche pista insieme.
Sciare alla Paganella: anche dopo il tramonto
Se lo sci non vi basta di giorno, ci si può cimentare anche la sera: il martedì e il venerdì, dalle 19.30 alle 22.30, le curve by night sono tutte sulla Cacciatori 1, un facile tracciato adatto a tutti i cercatori di emozioni e stelle (skipass 17 euro). Alcuni rifugi sono il “tempio” dell’apres ski, grazie ad ampie terrazze a strapiombo sul bello delle Dolomiti, come quella di malga Terlaga o Pian Dosson. Altri, invece, sono la meta di escursioni che valgono la salita, come il Bait del Germano, che si raggiunge in un’ora con ciaspole o sci da alpinismo, oppure baita Montanara che se ne sta due ore a piedi (facile!) sopra a Molveno o a pochi minuti di cabinovia.
Sì, perché sciare alla Paganella significa non avere scuse, ma solo tante alternative: per un giorno senza sci si può scegliere di abbandonarsi alle coccole del centro fitness Acqua In (ingresso 9 – 19,50 euro), una perla di relax e benessere con 1200 metri quadri di vasche accoglienti e piscine. Per giorni più energici ecco la fat bike per scorrazzare sull’altipiano, magari scendendo a Molveno alla scoperta del suo originale ecosistema. Il lago, che d’estate è un paradiso per gli sport acquatici, dal 2011 ha sempre ottenuto la bandiera blu. Antonio Fogazzaro lo definì “preziosa gemma in più prezioso scrigno” e in effetti la sua cornice è naturale, creata da una frana che oltre 4mila anni fa ne sbarrò le acque, modellando il bacino all’altezza dell’oasi di Nembia.
Sciare alla Paganella: sapori e relax
Le foto di quando è stato svuotato lo scorso anno, con la sua foresta pietrificata, hanno fatto il giro del paese e le storie che riguardano questo specchio naturale arricchiscono di suggestione la visita. Un consiglio? Se la giornata è bella non perdetevi il tramonto vista lago: da una parte l’enrosadira, il tramonto sul gruppo del Brenta con le sue luci rosa, dall’altra l’acqua che si fa d’argento come in un fiordo del profondo nord. Poi la sera tutti in paese. Fra negozi di artigianato e leccornie per il palato si possono scegliere gustose trattorie come Al Faggio (tel 0461 585 308) per poi tirare tardi al Tower pub. Anche gli alberghi sono per tutti i gusti e tutte le tasche: recentemente rinnovato il Corona Dolomites (www.coronadolomiteshotel.com) è un abbraccio caldo fatto di cortesia, design alpino e cucina gourmet: le porte delle camere sono gigantografie delle cime del Brenta, la merenda al pomeriggio è robusta e sincera, rigorosamente accanto al fuoco acceso e il centro benessere fa scordare ogni fatica.
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