In un momento in cui si parla di muri, da questa come dall’altra parte dell’Atlantico, c’è una città che potrebbe farci capire cosa significa vivere divisi. E’ una città piccola ma bellissima, piena di storia e dalla natura mozzafiato. Ultima cosa, da non sottovalutare, è a soli due passi dall’Italia, vicina al sole della costa croata. Ecco allora la guida di Mostar in Erzegovina. E’ una capitale non ufficiale: ma merita di essere scoperta.

Mostar in Erzegovina

Mostar in Erzegovina: un ponte tra le culture

La sua storia è stata piegata dal lacerante conflitto degli anni ’90 e di fatto è una città spaccata in due, ma l’odio e le bombe non l’hanno soffocata. Il merito è anche del turismo che sta aiutando, e non poco, questa affascinante perla dei Balcani. I visitatori infatti aumentano mese dopo mese e questo permette di dimenticare un po’ anni di sofferenze. Tornare ad essere un ponte fra le varie culture d’oriente e d’occidente sta diventando infatti un vero affare, oltre all’unica opportunità per consolidare la pace. E la nostra guida di Mostar in Erzegovina dimostra che qui c’è una gran voglia di armonia e pace.
Al viaggiatore poco attento i segni del recente passato bellico potrebbero quindi apparire ormai sbiaditi ma ci sono, basta cercarli. Mostar è città con due cuori e due anime. Ad est, attraversata dal fiume Neretva, c’è la parte storica musulmana, ad ovest l’area croata, più moderna. Il turista, sia chiaro, passa da una parte all’altra senza soluzione di continuità. Gli abitanti un po’ meno. Gli erzegovesi (di etnia croata) e i bosgnacchi (musulmani) vivono solo il proprio spazio urbano e se parlate con loro scoprirete che anche i giovani, che non hanno conosciuto la guerra, non hanno praticamente mai messo piede dall’altra parte. E per fare tutto questo un muro non lo hanno neanche dovuto costruire. Al suo posto c’è un Bulevar, come lo chiamano qui, una enorme strada. L’ultimo spazio dove, veramente, si possono vedere i segni delle battaglie che hanno insanguinato la città. Alcuni palazzi, visto che lì, di fatto, passa una confine, sono rimasti come erano all’esplosione dell’ultima granata. A superare l’impasse l’arrivo dei grandi centri commerciali, che pensano agli affari e non alle diatribe politiche. La ferita urbana la stanno ricucendo con carrelli della spesa e negozi alla moda.

Mostar in Erzegovina

Mostar in Erzegovina: nella città vecchia

Ma prima dello shopping, a buon mercato grazie alla debole moneta locale, il konvertibilna marka, un tour di Mostar deve partire dallo Stari Most, il ponte simbolo della città. «Il vecchio» come lo chiamano qui. Fu Solimano il Magnifico a volerlo per la città nel 1557 e l’impresa di edificarlo fu titanica. Sospeso a 24 metri di altezza sulle verdi acque della Neretva, fu per lungo tempo il ponte a singolo arco più grande del mondo. La sua realizzazione fu talmente un miracolo di ingegneria che l’architetto Mimar Hayruddin, sui cui pendeva una condanna a morte in caso di insuccesso, aveva pensato bene di organizzare il proprio funerale per lo stesso giorno in cui venivano tolte le impalcature di sostegno. Il 7 luglio del 1567 la sua tomba rimase però vuota, lo Stari Most non crollò e lui diventò l’architetto più famoso dell’Impero Ottomano.

Mostar in Erzegovina
Quello che si attraversa oggi però non è il ponte originale. Il 9 novembre del 1993 le cannonate croate lo abbatterono dopo mesi e mesi di tentativi. Non era un obiettivo strategico, ma cancellarlo aveva un enorme valore culturale. Il 22 luglio del 2004 è ritornato al suo posto e i giovani di Mostar sono tornati a tuffarsi per la gioia dei turisti. Il modo migliore per assistervi è salire nella piccola sala da thé alla destra del ponte, un piccolo spazio dove gustare rakjia, la grappa locale, con vista proprio sul ponte. Uno spettacolo che si ripete anche cinque volte al giorno, tanto pericoloso da essere inserito nel circuito del campionato mondiale dei tuffi estremi.

Mostar in Erzegovina

Mostar in Erzegoni asburgiche e ottomane

Ma una dettagliata  descrizione di Mostar in Erzegovina vi dirà che qui è divertente lasciare andare i piedi e perdersi nel suo reticolo di   affascinanti vicoli. Il più bello si chiama Kujundziluk, dagli orefici che occupavano le piccole botteghe (oggi piene di souvenir). Da non perdere poi la moschea Karadozberg, il più bell’edificio religioso della Erzegovina, o la Tabahana, l’antico bagno turco trasformato in museo. Tante anche le costruzioni di epoca asburgica. Infine il cibo. Da gustare su una delle tante terrazze scavate nella roccia lungo la Neretva. Tipo il ristorante Hindin Han o il turistico Sardvan con camerieri in costumi tipici. In sintesi tanto passato, tante arte e, oggi, tanto turismo. Perché Mostar è la conferma di quello che diceva Winston Churcill, «Gli spazi balcanici producono più storia di quanta ne possano consumare», o come dicono i mostarini, con malinconia, «avevamo talmente troppo passato che non ci stava più in una sola bandiera».