E’ un’Italia d’alta quota. Lo chiamano il piccolo Tibet, è vicino alla Svizzera, ma lo stile è tutto tricolore. Nel gusto e nella passione che si mette per fare le cose. Benvenuti a Livigno dove all’inverno si lavora tutto l’anno. E quando poi arriva, fa le cose sul serio con così tanta neve “che di solito non si sa dove mettere”, chiosano sempre i suoi abitanti. Non potrebbe che essere così se, a 1800 metri di quota, ti metti in testa di fare di questa lunga piana, che si incunea fra i passi di Foscagno e Forcola e la galleria della Drossa, uno dei quartieri generali degli sport invernali e, insieme, una metropoli d’alta quota. Fra Valtellina e Grigioni sci e dopo sci vanno a braccetto. Sono 115 km di piste o 250 vetrine: scegliete voi dove sciare a Livigno scegliendo tra sci alpino, sci nordico, telemark, freeride, snowboard.
Sciare a Livigno: ben 115 chilometri di piste
“Perfino le bici sono “grasse” “, spiega ironica Marianna Longa, iridata di fondo, che oggi, da mamma, agli sci sottili della fatica, alterna il battistrada XXL delle bicilette da neve. Livigno è una terra di campioni: qui sono nati anche Giorgio Rocca, il “maestro dello slalom”, come lo chiamavano negli anni Duemila, e Roberto Nani. “Siamo una piccola Olimpiade vivente”, racconta Rocca, fiero che gli abbiano pure intitolato una delle piste nere più ripide del comprensorio “Dev’essere colpa di quello splendido isolamento cui la Storia ci ha destinato”, ipotizza il campione. Sì, perché se fu Napoleone ad istituirli, oggi permangono i privilegi di una zona duty free, ma portare tutto quassù non è stato facile. Ora che c’è tutto, semplicemente è difficile farne a meno. Prendi il paese: sono oltre 5 km di struscio che somiglierebbero ad una “Montenapo” delle cime, non fosse per quello skyline di graziosi chalet replicanti, lungo le vie Plan, Ostaria e fino a Plaza Placheda. Vetrine luci, colori e offerte, incorniciate da due quinte di monti: sembra di essere ad Aspen, in Colorado e invece si mangiano pizzoccheri e bresaola e si bevono sassella e amaro ”taneda”.
C’è il Mottolino, il biglietto da visita per chi arriva da Bormio e passo Eira: pendii dolci e assolati, una nuova seggiovia, la Vallaccia che amplia del 30% le zone dove sciare a Livigno. Qui si è puntato ad un cocktail fra piste tecniche, come la “Rocca”, e l’idea di divertimento tout court. In questa “fun mountain” ce n’è sia per i bimbi, con una zona a loro dedicata, sia per chi ama lo snowboard, con uno snow park che, da anni, è fra i migliori d’Europa. Ad aprile il gotha del freestyle si da appuntamento per sciare a Livigno nel suo “castello” di neve per un contest internazionale di evoluzioni ed emozioni, sci e tavola ai piedi. Da quassù, al cospetto del Monte Sponda, la piana del paese sembra un parco dove continuano i “giochi”: ci sono i campetti per i bambini, una serie di impianti paralleli di media pendenza che arrivano direttamente in città perché sciare a Livigno è per tutti. Sono l’ideale per chi voglia muovere i primi passi sulla neve, sempre sotto l’occhio di mamma e papà che intanto si concedono una sessione di shopping.
Sciare a Livigno: fondo, grigliate e bici grasse
Poi, sempre lungo la valle, ci sono 30 km per il fondo: “Ora il percorso è servito da cannoni per l’innevamento artificiale – spiegano i gestori – anche se qui la neve non manca mai!”. Altri 20 km di sentieri innevati sono dedicati alle fat bike, il “trend “di queste stagioni, che permette anche a chi non abbia dimestichezza con gli sci, di godersi la neve, spingendo su due ruote che scivolano senza incagliarsi nel manto. Si pedala lungo il torrente Spoel e si arriva quasi fino al lago della diga, il confine “artificiale” di questo regno bianco. Con le bici, poi, si può salire, grazie ad impianti predisposti al trasporto, anche sull’altro versante, il Carosello3000: un nome, una garanzia di gioia che arriva ad accarezzare i 3mila metri di quota, regalando così a Livigno una stagione di neve che abbraccia anche i primi mesi primaverili. Su due ruote, per sentieri mai tropo impervi e sempre ben tracciati, si arriva fino in Val Federia, uno degli indirizzi più selvaggi della zona, dove nelle baite, che si chiamano “tea”, si organizzano succulente grigliate, anche in notturna. Indubbiamente muovendosi a “pedali” sarete un’eccezione dato che questo è, innanzitutto, il regno di chi scivola. Li chiamano “glider” e che abbiano, sci, tavola o telemark ai piedi, si danno tutti appuntamento qui sulle piste di Costaccia e Vetta Blesaccia dove la neve resta più a lungo e dove anche i rifugi ti coccolano con robuste colazione a base di uova, speck e formaggi della valle, ma anche piatti gourmand.
Sciare a Livigno: il paradiso del telemark
In fondo per sciare a Livigno servono energia e calorie; a maggior ragione per affrontare questi pendii che uniscono l’emozione delle piste perfettamente battute a percorsi di freeride dove i tracciati vengono lasciati “wild” per un “fai da te” fra curve in libertà e la mitica powder, la neve polverosa che ogni spirito “freerider” insegue. Da qualche anno, infatti, Livigno, pioniera sulle Alpi italiane, ha approntato, sotto l’egida delle Guide alpine un progetto dedicato ai freerider: i pendii fra le piste sono stati “bonificati” e sono costantemente monitorati. Le informazioni finiscono su cartelli esplicativi che danno notizie su manto e valanghe e direttive per i tracciati da seguire, mentre una serie di strumenti permette di verificare che l’equipaggiamento necessario al fuori pista – pala, sonda e ricetrasmittente – sia in funzione e in buone condizioni. Tu chiamala, se vuoi, “libertà vigilata” per andare un po’ più in la con l’emozione. Per chi osa ancora oltre c’è l’Heliski: si decolla da Carosello3000 o Mottolino e si raggiungono la valla delle Mine o il Monte Vago, il lago del Monte o il Foscagno. Oppure si fa come John, musicista per piacere, sciatore per passione. Quando non “scivola”, lui canta. Lo fa nei rifugi della zona, lui che è è un figlio della Skieda, il festival che ogni primavera porta nel piccolo Tibet amanti del telemark da tutto il mondo. Tallone libero, party in quota davanti al falò, il rito rivisitato della “transumanza” per passeggiare da una baita all’altra gustando leccornie. E’ una settimana che riscopre il gesto più antico dello sci – quello inventato appunto secoli fa nella contea norvegese di Telemark – per guardare al futuro di un’emozione che si rinnova sempre. Non credete a chi vi racconta che Livigno è “lontana”: certo la strada bassa delle Valtellina non accorcia le distanze dalle autostrade, ma una volta arrivati in questa” enclave” bianca di ripartire potreste non avere una grande voglia. Anche perché a coccolarvi saranno pure i prezzi: solo qui, felice eccezione sulle Alpi, il sabato i prezzi dello skipass scendono invece di salire. Merito di Napoleone o del business esentasse? Che importa: con o senza sci, bravi e meno bravi, a Livigno si sentono tutti a casa. “Bondi ghibinet”: fra Natale e l’Epifania vi sentirete rivolgere spesso questo strano saluto in antico romancio. Sembra si traduca come “notte dei doni”. Che qui però si “consegnano” tutto l’anno.
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