Nel vostro viaggio in Giordania arriverete sicuramente in una collina, a nord, da cui pare che sgorghi la storia. La storia da manuale di scuola delle rovine di Gadara, città romana della Decapoli, grandezza dei tempi di Erode mescolata alle pietre di un villaggio ottomano dimenticato. Ma anche la storia della disperata ricerca di infinito dell’uomo, quella dei libri sacri e dei pellegrini che da ogni dove vengono a specchiarsi poco più sotto, nelle tremolanti acque del lago di Tiberiade e del Giordano. In cerca del riflesso che vide il volto di un uomo chiamato Gesù.
E, ancora, la storia feroce dei tempi nostri, quella che esplode dalle prime pagine e dai tiggì, immagini di carri armati con la stella sulle alture del Golan, così vicine che sembra di toccarle, incelophanate verso l’orizzonte da una foschia di polvere gialla. Perché un viaggio in Giordania, da Petra ad Amman, non è solo spostarsi nello spazio. Ma anche vagare tra mille storie.
Viaggio in Giordania: mille storie
Mille storie che qui si respirano e si sovrappongono come da sempre è accaduto in questo rettangolo di poca terra e tanta sabbia che è l’attuale regno Hashemita di Giordania. Dove sono passati eserciti e popoli, dove si sono ibridate lingue diverse, si sono accumulate mitiche ricchezze e, infine, svaporati imperi. Qui hanno marciato i crociati e hanno bivaccato le coorti e le legioni. Qui i nabatei hanno scolpito quell’incredibile sogno di roccia che è Petra. E su queste piste hanno sfilato le carovane dei mercanti ottomani. Mentre i guerrieri a cavallo di Lawrence d’Arabia hanno caricato verso la leggenda. Intanto, nel silenzio del deserto, beduini nomadi, allora come oggi, sedevano nelle loro tende chiamate, senza ironia, «case di pelo».
Dalle dune ai locali di moda
Il risultato di tutto questo, e molto altro, è un paese antichissimo di cultura e quasi ragazzino d’età, dove metà della popolazione ha meno di sedici anni. E dove nel giro di pochi minuti si può passare dalle dune ai cocktail e alla atmosfere lounge dei locali di moda di Amman, dalle bolle di vapore per soli uomini di un bagno turco alla cene con il sushi e i pub inglesi. Dove donne velate camminano a occhi bassi nei mercati mentre la regina Rania, una laurea in una università americana alle spalle, presiede il «Summit per la promozione della donna» in tutto il mondo arabo.
Contraddizioni e contrasti che non spaventano in un viaggio in questo paese, scoprendo come persino le tracce di un passato «nostro», come quello romano, siano qui così forti da emozionare. E’ quanto accade, ad esempio, a Jerash, uno dei resti più belli di città provinciale romana d’oriente, un sito stupefacente dove abbandonarsi alla fascinazione di una passeggiata lungo la strada lastricata, scandita da smisurate colonne, facendo finta, e non è poi così difficile, che nelle botteghe a lato ci sia chi vende in latino spezie e stoffe che arrivano d’oltremare.
La strada del Sultano
Mentre percorrendo la «Strada del sultano», il tortuoso cammino che solca il paese per tutta la lunghezza, dal confine con la Siria sino ad Aqaba e ai coralli del Mar Rosso, vale la pena di sostare in tappe cadenzate per scoprire tradizioni millenarie e una natura che non può che apparire feroce.
Così, se il Libro dice che dal monte Nebo Mosè scorse per la prima volta la Terra Promessa, e ora tra la foschia si intravedono le ombre di Gerico e Gerusalemme, è dalle rive del Wai Mujib, il gran canyon che ferisce il paese, che ci si scontra con l’anima di polvere e sabbia della Giordania. Una natura da interpretare facendo correre lo sguardo su questa valle profonda più di un chilometro e che sprofonda ben sotto il livello del mare e sulle cui pendici abitano, seguendo il lento migrare delle greggi, sparuti gruppi di beduini, eredi di un mondo che lotta per resistere alle pressioni del nuovo mondo.
Quel cambiamento che si ritrova ovunque, tra le case di paesi e delle città, ma che resiste nelle zone dove il deserto continua a scandire i tempi, immutabile fluire e declinare di tutte le sfumature dell’ocra e del grigio.
Le stelle del Wadi Rum
Per noi, occidentali, abituati al verde e alla prospettiva miope di una terra troppo affollata, quelle distese di nulla fanno quasi paura nello stesso modo in cui si scatena l’incredulità di fronte a un uomo su un cammello che si scorge viaggiare in distanza, incamminato nel niente. Ma poi, basta il tremolare delle stelle nella notte del Wadi Rum, uno dei più straordinari panorami desertici del medio oriente, in cui dormire in campi di tende a quattro stelle, per tornare a pensare che nonostante tutto quel vuoto qui il cuore batte più forte. Come accade vedendo il sole tramontare dietro i monti di Petra, un posto tanto incredibile da parere finto, e che non a caso persino gli sceneggiatori di Indiana Jones hanno scippato, consapevoli che neppure la fabbrica dei sogni californiana avrebbe osato inventare tanto.
A Petra sono le tombe e i templi, i mercati e i palazzi di un popolo che si era rinchiuso in una valle ma governava una bella fetta del mondo di allora, una stirpe fatta ricca dal commercio d’incenso e che 2000 anni fa aveva costruito una città rosa dove tutto era, ed è, fatto di pietra. Una città enorme perduta in fondo ad un sentiero scavato nella montagna dove ad ogni svolta ti aspetta una emozione e dove sentirsi, per un giorno almeno nella vita, un po’ esploratori.
Viaggio in Giordania da Petra a Amman: il tè nel deserto
Una esperienza possibile durante un viaggio in Giordania, vagando in questo paese che ben conosce le durezze della natura ma le stempera nel sorriso della sua gente, in quel «welcome» che chi si incontra nelle strade e nei mercati subito offre all’interlocutore straniero. Un approccio accogliente che nasce dalla tradizione di popoli abituati a incontrare altri popoli e, ancora di più, nella consapevolezza di gente del deserto che sa che l’ospitalità è un obbligo e un dovere in un mondo ostile in cui anche una tazza di tè o di caffè sono un segno di fratellanza capace di salvare una vita.
Lawrence d’Arabia, eroe romantico, archeologo e soldato che queste terre ha vissuto, e molto amato, ha scritto: «Tutti gli uomini sognano, ma non allo stesso modo». Sicuramente è vero ma qui, affacciati sull’infinita estensione del deserto, i sogni di tutti, anche quelli più banali, sembrano più grandi.
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21 Gennaio 2021