Che strano destino: avere un nome nato da un errore. Eppure è proprio quello che è accaduto a Vientiane, la capitale del Laos, che porta questo nome perché i coloni francesi sbagliarono a riprodurre l’originale definizione di “Wiang jan” che significa città di legno di sandalo.  Un peccato originale che pare definitivo che tuttavia non toglie il fascino sottile, mai sfrontato di questa piccola capitale, che vive ad un ritmo proprio, lontano da quello tumultuoso delle altre tigri asiatiche come Bangkok o Singapore. Qui hanno sede le ambasciate e i palazzi del potere, hotel e bar ma la vita resta tranquilla. Sonnacchiosa verrebbe da dire, se non suonasse irriguardoso. E se questo vale per il centro turistico immaginate cosa si possa vedere a Vientiane al di fuori dei viali e delle strade principali.

Dove troverete templi tranquilli e scorci deserti, strette vie dall’aria decrepita e gente che cammina lenta. Apparentemente poco interessata a voi e molto più preoccupata per il fuoco della griglia su cui stanno cuocendo qualcosa. Ma forse è proprio questo il fascino di questa città di appena ottocentocinquantamila abitanti, la più piccola del sud-est asiatico. Ma proprio per questo da scoprire capendo che la prima cosa da vedere a Vientiane è il suo essere diversa.

Vientiane, la capitale del LaosCosa vedere a Vientiane: una storia di invasioni

La storia della città nasce nel 1563 quando il re trasferì la capitale da Luang Prabang a Vientiane per evitare i frequenti attacchi dei birmani. Lo fece portando con sè il sacro Buddha di Smeraldo a cui iniziò a far costruire una sede adatta. L’idea forse era buona: il risultato meno. Poco tempo dopo la città venne invasa proprio dai birmani che rimasero qui sette anni. Tutto a posto? Non proprio. La pace tornò in apparenza ma poi il piccolo regno venne inglobato nel Siam di cui fece parte sino al 1893 quando passò sotto la Francia.

E per le strade di Vientiane si iniziò a sentire la Marsigliese e profumo di baguette. Almeno fino agli anni ’50 quando il paese divenne indipendente senza però trovare la sognata tranquillità. La guerra del Vietnam arrivò sino a qui con il suo strascico di bombe, battaglie intestine e crisi economiche. Era ieri però: adesso il paese viaggia spedito verso il futuro. E Vientiane sta diventando una città moderna e molto dinamica, almeno per gli standard locali conservando però il suo stile piacevole fatto di ampi viali molto francesi e ville coloniali dalle tinte sbiadite circondate da giardini invasi da sfrontate bouganville.

Girando poi per la città, passando in rassegna le cose da vedere a Vientiane,  si incrociano semplici templi buddisti e case tradizionali, palme da cocco e alberi di tamarindo, semplici baracche dove sorseggiare una birra e caffè molto francesi. Questi retaggi di un ieri coloniale poi però si miscelano in un oggi dove le tv trasmettono soap opera thailandesi e lamentosa musica pop coreana mentre i ragazzi camminano con gli occhi incollati a Facebook. Fino a poco tempo fa non esisteva neppure un McDonald’s: ma tutto cambia. E Vientiane non fa eccezione.

Vientiane, la capitale del Laos apertura

La grande stupa di Vientiane

That Luang, o la Grande Stupa di Vientiane è praticamente il simbolo nazionale ed è anche il monumento più sacro del paese. Dall’esterno That Luang sembra più una fortezza circondata da alte mura e all’interno ospita due templi con lo stupa principale con la sommità coperta di foglia d’oro. L’architettura è in classico stile locale e la luminosa cupola dorata splende anche da lontano contro il cielo azzurro mentre all’interno sono affascinanti i contrasti tra le sculture, le porte rosse laccate e le tante immagini del Buddha mescolate alle molte rappresentazioni della natura.

Gli abitanti del posto dicono che esso è stato originariamente costruito nel terzo secolo per ospitare una reliquia del Buddha portato in Laos da un santone indiano. Tuttavia, la struttura attuale risale al re Setthathirat nel 1566 sul sito di un precedente tempio del 13° secolo crollato. La stupa That Luang è stata notevolmente danneggiata dai birmani, dai cinese e dai siamesi durante le tante invasioni tra il diciottesimo secolo e il diciannovesimo e poi trascurata fino all’epoca coloniale francese. I primi lavori di restauro si devono ai francesi nel 1900 e per la seconda volta nel 1930, ancora una volta con l’aiuto dei francesi.

Durante la visita gironzolate tranquillamente godendo l’atmosfera del luogo e se potete cercate di entrare in contatto con qualcuno dei monaci: alcuni parlano inglese e molti sono lieti di conversare con gli stranieri.

 Vientiane, la capitale del Laos

Boun That Luang Festival, tre giorni e tre notti di festa

Ogni anno, durante la luna piena del 12° mese del calendario buddista (che normalmente cade a novembre) si svolge il Boun That Luang Festival che attira una grande folla di fedeli (m anche di turisti) da tutto il Laos e dai paesi vicini. Il festival è considerato la più importante celebrazione buddista in Laos e si protrae per tre giorni e tre notti. L’evento principale è sempre tenuto all’interno di questo tempio e migliaia di persone vengono a rendere omaggio alla stupa e per vivere l’evento che oltre che con una valore spirituale è una grande festa che si conclude con un ricco picnic con la famiglia e gli amici, giochi e fuochi d’artificio mentre intorno si svolge un frequentatissimo mercato.

Per gli abitanti dei villaggi più lontani è consuetudine farsi fotografare di fronte alla stupa: e quella stessa immagine finirà per fare bella mostra di sé sulla parete della stanza principale della casa. Lo abbiamo detto: questa è una festa ma anche un momento religioso per cui è opportuno indossare abiti adeguati che coprano le braccia e le gambe. Questo sia per gli uomini sia per le donne.

Vientiane, la capitale del Laos

Cosa vedere a Vientiane: That Dam

That dam, conosciuta anche come lo stupa nero, si trova su una rotonda tranquilla non lontano dal Mercato del mattino e l’ambasciata americana. La leggenda narra che un serpente d’acqua a sette teste sia vissuto qui per proteggere la stupa che una volta era ricoperta di oro puro. Durante la guerra Siamese-Laos nel 1820 il serpente deve essersi distratto visto che l’oro è stato saccheggiato e portato in Siam, ovvero in Thailandia.

Ecco perché lo stupa oggi è nero. Dopo che la decorazione è stata profanata il tempio ha vissuto un lungo stato di abbandono e trascuratezza e ancora oggi sono pochi coloro che vengono qui a pregare. Tuttavia, proprio per questo luogo merita una visita perché la sua storia lo rende un posto curioso e affascinante da visitare in una parte del mondo dove stupa e templi sono continuamente rinnovati e ricostruiti. Le loro pareti splendono di oro e colori ma la loro storia finisce per perdersi. Qui , al contrario, la storia ha avuto il sopravvento sull’aspetto esteriore.

Vientiane, la capitale del Laos

Il Museo Nazionale per ripassare la storia del paese

Una visita al Museo Nazionale del Laos è un ottimo modo per farsi una infarinature sulla storia, la cultura della gente del Laos con una passeggiata tra le sale di un paio di ore. Non aspettatevi però tesori: molti degli oggetti esposti sono francamente deludenti e il vecchio edificio coloniale francese, il vecchio palazzo del governatore, che è stato costruito nel 1925, sta cadendo a pezzi; ma in ogni caso lo sforzo di riassumere la storia del paese va apprezzato e il museo copre un enorme periodo che va dalla preistoria ai giorni nostri.

Un altro dettaglio: le schede illustrative sono sempre piuttosto ingenue mentre qua e là sputa un pesante pregiudizio anti-occidentale. In particolare l’antipatia è rivolta agli americani definiti più volte come “imperialisti”. Ma c’è da ricordare che questo è un paese che è stato pesantemente bombardato. E un po’ di astio ci sta. Il piano terra ospita un mix di elementi antichi che vanno dalle ossa di dinosauro ritrovate in varie zone del paese ai cocci di ceramica e sculture Khmer che ripercorrono la storia più antica della regione.

Ricordi coloniali e pregiudizi antimperialisti

Al piano superiore ci si avvicina ai giorni nostri con riferimenti alla storia più moderna che passa per le invasioni siamesi e il periodo coloniale francese. Senza ancora dimenticare la presenza militare americana durante la guerra del Vietnam. Vi è una forte enfasi sulla lotta per l’indipendenza e la svolta comunista del 1975, il che spiega il motivo per cui il museo si chiamava originariamente Museo della Rivoluzione laotiana.

La sala finale al piano superiore è una specie di omaggio-santuario dedicato a Kaysone Phomvihane, il Primo ministro del Laos dal 1975 al 1991 (la sua immagine si trova anche sulle banconote). Il culto della personalità è abbastanza evidente: tra gli oggetti esposti c’è anche un cucchiaio che ha usato una sola volta.

Cosa vedere a Vientiane: Patuxai

Sembra l’Arco di Trionfo a Parigi. Ma passando sotto l’arco, Vishnu, Brahma e altri dei guardano dall’alto in basso i visitatori. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un monumento vagamente folle. Eppure il monumento alla vittoria Patuxai rappresenta una delle icone dello skyline di Vientiane. Si trova alla conclusione del Patuxai Park ed è dedicato a tutti coloro che sono caduti nella lotta di indipendenza dalla Francia ma anche ai combattenti nelle guerre contro il Siam e il Giappone. Situato alla fine di uno dei grandi viali della capitale è un omaggio alla cultura laotiana e alle sue tradizioni nazionali.

Le sue decorazioni esterne citano i simboli religiosi buddisti come foglie di loto e le torri a forma di stupa ma anche simboli animisti. L’interno del monumento è anche riccamente decorato con pareti dipinte e soffitti raffiguranti dei, dee e gli elefanti. Pagando un biglietto simbolico è possibile salire fino in cima per godere una bella vista panoramica della città: Vientiane allora appare con il suo stile modesto ma piacevole, con l’infilata di viali alberati, case basse e templi e il corso zigzagante del fiume Mekong.

Selfie al parco Patuxai

Il vicino parco Patuxai, ogni guida delle cose da vedere a Vientiane lo ricorda,   è un luogo molto popolare per gli abitanti che qui si danno appuntamento in particolare all’ora del tramonto per passeggiare e fare sport. Le famiglie e i gruppi di amici arrivano quando l’aria inizia a rinfrescarsi per chiacchierare, scattarsi raffiche di selfie mentre musica popolare è diffusa dagli altoparlanti nascosti vicini alle fontane. Non perdetevi l’occasione: unitevi alla gente e passeggiate sorridendo.

A Vientiane c’è anche il Buddha park

Lo ha costruito  nel 1958 da Luang Pu Bunleua Sulilat, un monaco che ha studiato sia il buddismo sia l’induismo. Questo spiega perché il suo parco è pieno non solo di immagini del Buddha, ma anche di divinità indù, così come demoni e figure mitologiche di entrambe le credenze. Tra i più impressionanti c’è l’immagine di Indra, nella religione induista, signore della folgore e dio del temporale ma le figure sono tutti ugualmente impressionanti, non solo a causa delle loro dimensioni enormi, ma perché sono pieni di dettagli interessanti curiosi e grotteschi. E anche questo è un modo per capire la città e la sua cultura.

C’è anche un piccolo ristorante ad una estremità del parco accanto al fiume Mekong che rende questo posto un luogo ideale per rilassarsi dopo tutte le passeggiate in città. Fate come la gente del posto e godetevi una insalata di papaya con una birra locale gelata. Anche gli dei più accigliati dopo sembreranno più amichevoli.

I segni della guerra tra le cose sa vedere a Vientiane

Non è propriamente un museo: ma merita lo stesso la visita per capire, non senza un po’ di magone, cosa sia stata la storia recente del paese. Il COPE è una organizzazione locale non-profit che fornisce programmi di trattamento e riabilitazione per persone con disabilità fisiche in particolare coloro che restano mutilati da bombe inesplose o rimaste nei campi dopo i bombardamenti.

Lavora con il governo nazionale e con l’assistenza finanziaria da parte delle organizzazioni internazionali e ONG per aiutare chi ancora è vittima, dopo decenni, della guerra in particolare bambini che vivono in zone rurali e hanno un accesso limitato alle cure sanitarie. Con una sede a Vientiane, COPE ha cinque centri di riabilitazione in otto province per coprire le zone difficili da raggiungere. Fornisce fondi di tutti i trattamenti medici e anche il viaggio e le spese di alloggio per tutti i pazienti. Il centro mostra la situazione con ottimi documentari sul lavoro dell’organizzazione. C’è un caffè e un negozio dove è possibile acquistare magliette e cartoline o semplicemente fare una donazione per aiutare questa causa meritevole.