Orvieto sta in alto, affacciata spavalda sulla rupe. O almeno così appare a chi distrattamente scivola sull’autostrada, a chi si fa trasportare dal rombo sfacciato dei treni proiettile che rigano la piana. Ma voi non fatevi infinocchiare: la realtà è un’altra, il vero cuore della città è molto più in basso di quello che sembra, molto sotto il Duomo di Orvieto. E sta inciso nella roccia, protetto nel tufo, nascosto da una pietra che da sempre ha forgiato le case e regalato sicurezza. E che, materna, in passato ha conservato il cibo. “E’ così. Orvieto non sarebbe quella che è senza le sue caverne, le cantine e i cunicoli che la attraversano in profondità”, racconta la gente del posto-. In quegli antri, e quasi ogni casa ne ha uno, sono stati conservati buona parte dei segreti e dei sapori della nostra città”. Milleduecento grotte e speloche – e parliamo di quelle censite – che nei secoli sono state cantine per il vino, magazzini per salumi e formaggi, pozzi e cisterne per l’acqua, frantoi per l’olio, forni. Detto questo si capisce perché è dal basso che si deve partire. Facendo, oltre che un tuffo nello spazio, pure un salto nel tempo per riuscire a visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi: tra Umbria Toscana

“In questo modo si scavalcano anche i millenni e si riporta alla luce un diamante grezzo che va mostrato al mondo – aggiungono gli orvietani.  Seguendoli, e facendosi tramortire dai loro racconti, viene naturale lasciarsi alle spalle piazze, vicoli e palazzi  e persino il Duomo di Orvieto per migrare tra cisterne antiche e butti medievali, ambienti rinascimentali e claustrofobici cunicoli scavati a mano dai padri orvietani: ovvero gli etruschi. Quelli che ben sapevano che il vino mai avrebbe trovato luogo migliore per sublimarsi. E se è così da oltre due millenni vuol dire che è un destino che non si può cambiare come si scopre quando si arriva qui per visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi. Ecco che quindi, dopo avere ammirato la rupe e essersi inchinati di fronte alla verticale magnificenza del Duomo di Orvieto, è doveroso abbassare lo sguardo, cercare nuove prospettive. Perché, dopo un po’ lo capisci, è questo che devi fare se vuoi provare a capirla. Città fiera di essere diversa da come te la aspetti. Lo mise nero su bianco, nel 1300, persino Fazio degli Uberti che sentenziò che “Urbiveto è strana”. E se lo fate presente ancora oggi tra le pietre chiare ed eleganti di piazza Repubblica o di corso Cavour nessuno mostrerà d’adontarsi. “Certo che nessuno si offende: semplicemente perché è vero – sbottano in piazza del Popolo.- Siamo in Umbria ma siamo più che altro toscani e laziali. Lo racconta la storia, lo conferma l’accento. Anche quello che mangiamo è diverso”.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi

Una dichiarazione che stupisce. Tanto che forse è meglio fermarsi per raccogliere le idee: Orvieto si protende verso il cielo ma il cuore è sottoterra. E’ in Umbria ma con irrequietezza insegue il profumo delle regioni vicine e sogna una vaga idea di Tuscia; è stata un potentissimo libero Comune ma poi per secoli ha vissuto sotto il dominio del papato. E soprattutto è celebrata per essere una delle patrie dell’olio. Anche se massaie e cuochi da sempre scelgono il lardo. Dopo avere riflettuto su tutto questo forse allora si comincia a pensare che quello che dicono alcuni sia vero: Orvieto è etrusca. E gli etruschi sono il popolo dei misteri.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi

Così anche noi facciamo prendere dal fascino misterioso di questa città e perdiamoci nelle sue strade, nel suo intrico fascinoso di angoli di pietre e mattoni, che stranamente in un luogo così ricco e splendente,  hanno vissuto un Medioevo fuori tempo massimo. Qui, nonostante la bellezza pervada ogni cosa,  a lungo la vita grama fu  condanna diffusa. E quelle che ora sono vie dello struscio, colonizzate dalle griffe e assediate dal gramelot di mille turisti, sono state a lungo vicoli stretti e malsani tanto che quando nel 1930 venne costruita la enorme caserma Piave – che ora incombe abbandonata mestamente dall’alto della rupe – in parecchie vie mancavano fognature e reti di illuminazione. La caserma, strano destino, portò vita nelle strade di quello che  fu prima Libero Comune e poi si spense lentamente diventando rifugio per  scaltri tombaroli e tronfi chiacchieroni che scolavano con impegno panatelle di vino bianco sognando di trovare la tomba etrusca intatta. Quella con il tesoro.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi: il pozzo di San Patrizio

Ma questo è ieri, anzi molto prima. Prima che un progetto ambizioso partito dagli anni ‘70 consolidasse il tufo della rocca reso friabile come biscotto dall’eterno lavorìo delle acque, che gioielli unici come il palazzo del Capitano del Popolo o la torre del Moro venissero strappati al degrado del tempo e che alla funicolare ad acqua, meraviglia dell’800, fosse donata una nuova modernità. Riavvicinando la pianura alla cima della roccia e regalando di nuovo a milioni di turisti un modo facile e veloce per salire sulla rupe. Dove, a bocca aperta per lo stupore, tornare a sprofondare nella vertigine rinascimentale del pozzo di San Patrizio. Fu costruito per approvvigionare d’acqua la città: ma ad un occhio ben disposto sembra la gradinata di pietra che porta dritto al mondo degli inferi. “Il pozzo progettato dal Sangallo è una meraviglia dell’ ingegno ma ancora una volta dimostra che qui il sopra e il sotto sono collegati insieme”, spiegano le guide. – Senza capire questo legame, tra la pianura e la rupe, tra il tufo e la terra, ogni visita ad Orvieto resta incompleta”.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi

E allora che tufo sia e che la terra spalanchi le sue porte: facciamo come centinaia di altri e immergiamoci sotto la città seguendo quella che da qualche anno è diventata una delle attrazioni più di successo. Si chiama Orvieto Underground e prende il via in piazza del Duomo. E proprio per questo permette letteralmente di Visitare Orvieto, dal duomo alla terra degli Etruschi.  Curioso contrappasso: da una parte la tensione massima verso l’alto, dall’altra, a pochi passi, un baratro che si spalanca.  Una via verso il basso che attraverso visite guidate permette di assaggiare almeno un po’ del fascino   in un labirinto di oltre mille grotte scavate nel corso dei millenni dagli orvietani, un lascito buio che è anche un catalogo straordinario di informazioni storiche ed archeologiche, solo di recente messo a disposizione di tutti e studiato dai ricercatori.  Ed è una città nella città, forse ciò che resta della antica Velzna etrusca; di certo sono cunicoli, scale,  sale sfalsate e passaggi che non ti aspetti fino al cuore di Orvieto. Che con pudore svela la sua più antica memoria.

Visitare Orvieto, dal Duomo alla terra degli Etruschi: pietre e vigneti

Ma poi, ancora smarriti, si ritornano a rivedere le stelle, a percorrere di nuovo le strade al sole e i vicoli dove rimbombano i nostri passi. E altre stelle, meno spaziali brillano davanti a noi: le tessere della facciata del Duomo. Dall’alto degli spalti della trecentesca fortezza dell’Albornoz lo sguardo sembra spaziare senza sosta in quell’arazzo di pianura abbozzato nelle mille sfumature di verde, dal chiaro allo scuro, dall’ulivo al vigneto. Persino il bagliore supersonico dei treni giù in basso pare farsi piccino: e l’intero panorama finisce per assomigliare al plastico ferroviario di un gigante giocherellone. Quando il rombo del treno svanisce in distanza sembra di sentire che dal cuore di tufo della città filtra un sospiro. All’unisono l’alto e il basso, la roccia e la terra, il passato e il presente, parlano. Basta soltanto starli ad ascoltare.