Chiamatela pure “la Grassa”. Bologna non si offenderà. Anzi, con un sorriso bonario, vi offrirà pure un tortellino crudo da assaggiare. Proprio come per secoli hanno fatto le arżdåure – le massaie – numi tutelari dell’autoctono culto per la gola. Perché “la Grassa” per antonomasia, non si diventa per caso. Soprattutto quando sei anche “la Dotta”, culla dell’Alma Mater Studiorum, la più antica università d’Europa. E anche se può parer blasfemo è proprio da qui che si deve partire: dallo strano binomio di palato e intelletto, dalla disfida tra pandette e ricettari. Altrove sarebbe paradosso. Qui è la chiave per aprire la porta della città. Tanto che per scoprire cosa vedere a Bologna – magari partendo dai suoi portici che sono i più lunghi del mondo– basta seguire il filo sottile di saperi e sapori intrecciati per sperimentare l’abbraccio di quella che, come scrisse Francesco Guccini, uno dei suoi più celebri figli adottivi, “è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli”. Ma che come poche altre sa stringerti tra i suoi “portici-cosce” di mamma affettuosa. E che conosce il sorriso.

Cosa vedere a Bologna - i portici della Grassa e della Dotta

Le cose da vedere a Bologna: partiamo da piazza Grande

Il punto di partenza per scoprire le cose da vedere a Bologna è piazza Maggiore, la piazza dei veri bolognesi, millenario palcoscenico di pietre e passioni dove si sono succedute esecuzioni e tornei, baruffe da mercato e chiacchiere infinite dei “biassanot” , i romantici nottambuli disposti a tutto pur di tirare l’alba. Ma anche la quinta, attonita e sgomenta, per l’ultimo concerto per Lucio Dalla. Lui, lo gnomo con il baschetto e il clarino, abitava a due passi, in via D’Azeglio, e ora poco più in là, sul grigio del pavè splende la stella dorata col suo nome. E’ un onore in perfetto stile Walk of Fame hollywoodiano ma il vero omaggio lo fa, piuttosto, il busker con la chitarra acustica che all’angolo strimpella “Piazza Grande”. I bolognesi, pigramente seduti al tavolini del caffè Vittorio Emanuele sotto il portico del Palazzo del Podestà, fanno finta di niente. Ma canticchiano sottovoce.

Noi, ospiti, intanto godiamoci la terragna imponenza della facciata di San Petronio: alla fine del 1400 doveva diventare la chiesa più grande del mondo. La protervia è un peccato: non c’è riuscita e neppure la facciata è stata mai conclusa. Per di più, ultima beffa, la cattedrale è un’altra, la vicina San Pietro. Ma poi, il bolognese, se ha da chiedere una grazia è a Petronio che si rivolge. E questo ripaga di tutto. Per noi invece è tempo di partire per il nostro viaggio sotto i portici della Grassa: perché questa è una città da conquistare passo dopo passo, facendosi portare dalla curiosità di scoprire cosa ci sia dietro l’angolo, sotto il cielo intonacato dei portici.

Grassa, Dotta e accogliente: una storia antica

Diceva Guido Piovene che “le bellezze di Bologna sono segreti bene avviluppati e nascosti nelle sue pieghe prosperose”. Ecco perché allora la meta del nostro lento viaggio alla scoperta di cosa vedere a Bologna – e mangiare – non può essere che il Quadrilatero, quel reticolo di vicoli con nomi eloquenti come via delle Pescherie, delle Calzolerie o delle Caprarie. Guardatevi intorno: pare che “la Grassa” ancora si pavoneggi della sua golosa opulenza. E che, come scriveva nel 1500 un viandante milanese, “a Bologna si facciano i salsicciotti migliori che mai si mangiassero. E benedetto chi ne fu l’inventore”.

Viaggio a Bologna sotto i portici della Grassa e della Dotta

Cose da vedere a  Bologna: il  culto del cibo

Le vetrine delle salumerie ostentano panoplie di insaccati, le muraglia di forme di formaggio che prende il nome dalla vicina Parma svettano come barricate saporite. E la ricetta del vero ragù è stata pure depositata dal notaio. Come dire: ciò che la tradizione ha unito, l’uomo non sciolga. Ma in fondo anche questo non sorprende. La scuola di giurisprudenza nacque nel 1088 proprio al centro di questa pianura e già nel Medioevo frotte di chierici e studenti si riversarono nella colta Bologna che all’epoca sfidava Parigi.

Oltre le Alpi regnavano i maestri e la cultura teologica. Qui gli scolari e la legge civile. A voler modernizzare: democrazia e laicismo. Ma anche soldi. I duemila studenti che allora fecero grande una cittadina di appena trentamila abitanti rivoluzionarono l’aspetto delle strade e le regole dell’economia. Nacquero i portici e le case schizzarono verso il cielo. Quella che fu “grassa” e “dotta” divenne anche “la turrita”. Ora le torri superstiti sono poco più di venti e le più celebri sono la Garisenda e quella degli Asinelli – per visitarla mettete in conto 498 gradini -, verticale baluardo sul limitare di strada Maggiore.

Ma ci furono giorni in cui su quella che appariva come una Dubai anzitempo svettavano cento grattacieli. E ognuna portava il blasone di una famiglia o di una corporazione. Le stesse che accatastavano ricchezze infinite spedendo insaccati ben oltre il contado, lontano nel mondo grande. E per farlo sfruttarono un’altra delle sorprese celate tra i portici di una città che pare piantata coi piedi per terra. Ma che in realtà nasconde un’anima liquida.

Viaggio a Bologna sotto i portici della Grassa e della Dotta

Cosa vedere a Bologna: l’acqua e i motori

Per scoprirlo basta proseguire il percorso curioso tra le cose da vedere a Bologna fino ad affacciarsi ad una finestrella in via Piella o ad un balcone di via Capo di Lucca: per magia si svelano panorami quasi veneziani, dove gorgoglia l’acqua come accadeva nel Medioevo quando qui arrivavano sulle chiatte enormi blocchi di marmo. Le pietre squadrate servivano a innalzare palazzi come l’Archiginnasio o quello della Mercanzia mentre la corrente faceva girare le ruote dei mulini. L’industria viveva allora con la forza della natura.

Da allora tutto è cambiato. Ora esistono i motori: e l’apparentemente paciosa Bologna ne è diventata una delle capitali. Qui, sono nate la Ducati e la Lamborghini, qui si replicava quella gran sagra del rombo chiamata “Motor Show” ma la passione per il motore a scoppio ha forse il suo simbolo più emozionante in via De’ Pepoli, uno sghembo vicolo nel cuore dei rossi palazzi del centro. Sul muro di una casa come tante sta una targa e sembra l’inizio di una favola. “Qui il primo dicembre 1914 nacque la Maserati”, c’è scritto. E sopra sta il tridente, simbolo della Casa e, a suo modo, simbolo di Bologna. Visto che, a meno di trecento metri di distanza, di nuovo in piazza Maggiore, il gigantesco Nettuno in bronzo nudo e corrucciato che domina sulla città, stringe proprio in pugno la sua arma a molte punte. “Al Żigànt”, il gigante come lo chiama la gente, sta li dal 1565 nel punto dove si incrociavano le prime strade dei Romani che fondarono Bononia.

Viaggio a Bologna sotto i portici della Grassa e della Dotta

Cosa vedere a Bologna:  le strade e le osterie

La città intanto è cresciuta ma lui, insonne, vigila e rassicura tanto che ogni studente, prima di un esame, dovrebbe per forza fare due volte il giro della fontana. Se il 18 sia garantito non si sa. Ma è bello crederci. Così come piacevole  andare avanti nel nostro vagare senza tempo tra le cose da vedere a Bologna e  perdersi nelle strade del vecchio ghetto ebraico, infilarsi in via dei Giudei o in via dell’Inferno dove un tempo ribolliva la bolgia dei fabbri. Mentre adesso questo dedalo di case color porpora è l’antiporta silenzioso alla frenesia della zona dell’Università con le piadinerie e i mille pub, librerie e graffiti, ritrovi e tante vita che palpita tra una lezione e un’ennesima notte raminga in giro per osterie, un tempo simbolo di un modo di vivere rilassato e molto invidiato.

Quando il termine movida doveva ancora nascere e Bologna era ancora “la rossa”. Un colore che, in ogni caso, resta nei suoi muri che in alcuni casi si intricano dando vita a monumenti unici come la magica basilica di San Francesco, un sovrapporsi apparentemente casuale di edifici, stili e suggestioni di sette chiese capaci di diventare una. Qui, nel corso dei secoli, si sono succedute le eredità del popolo che senza nulla sapere di una città “dotta” e “grassa” ben capiva però di vivere in una terra fortunata.

Per noi, arriva poi il momento di ritornare sui nostri passi, verso le vecchie strade del mercato. Li, dal 1465, apre le sue porte l’osteria del Sole, una mescita che profuma d’antico e sulle cui panche studenti e operai, docenti dell’università e avvocati hanno bevuto un bicchiere e mangiato un panino con la mortadella. Il solito Piovene, sostiene che “andare a Bologna è come farsi abbracciare dal caldo grembo materno“. Un grembo grasso. Che profuma di buono

Viaggio a Bologna sotto i portici della Grassa e della Dotta