Scordate zoccoletti e tulipani, abbandonate l’idea dei merletti e dei canali. Perché siamo in Olanda, è vero, ma il luogo comune non abita qui. Basta uscire dalla stazione per capire che Rotterdam non è la classica città olandese. O meglio: è una città molto olandese. E proprio per questo è diversa. In queste strade non si incontrano i panorami rasserenanti di Amsterdam, non ci si sente sprofondare per nulla nel romantico fondale di un quadro fiammingo. No, qui regnano il vetro e il cemento mentre grattacieli argentati e torri colorate si alzano intorno. E basta scorrere per un attimo i libri di scuola e una guida di Rotterdam  per capire il  perché. Il 10 maggio 1940 l’esercito nazista invase infatti l’Olanda.

Doveva essere una passeggiata tra i polder, robetta da un giorno o poco più. Invece gli olandesi, testardi, opposero resistenza e la Germania, per smontare eccessive idee di resistenza bombardò Rotterdam distruggendo di fatto la città: 800 persone morirono, 80mila restarono senza casa. Di quella che era stata la città medievale costruita nel tredicesimo secolo sulla diga Nieuwe Mass, quella dove nacque nel 1467 l’umanista Erasmo non c’era più nulla. A questo si aggiunsero le incursione degli Alleati sul porto negli anni a seguire e il risultato finale fu un cumulo di macerie e una domanda: cosa facciamo adesso?

Guida di Rotterdam

Rotterdam, una città che è risorta

Gli abitanti di Rotterdam ci pensarono un po’ sopra e poi scelsero: e incaricarono una serie di architetti creativi di inventare una nuova città. Per carità: una certa tendenza alla modernità da queste parti si era sempre respirata. Lo ricorda la guida di Rotterdam che rivela come  qui sia sorta nel 1898 la Witte Huise, ovvero il primo grattacielo d’Europa e altri palazzi come il vecchio ufficio postale che all’epoca, nel 1920, suonavano come futuribili così come alcune architetture innovative che formarono lo stile chiamato Nieuwe Bouwen.

Ma a partire dagli anni ’50 questa accelerazione prese una forza mai vista prima: la chiave di tutto fu un ampio piano urbanistico immaginato all’insegna di un motto davvero unico: luce, aria e spazio. Nacquero così il Lijnbaan (la prima strada commerciale pedonale nei Paesi Bassi), il Doelen, il Groothandelsgebouw, l’Euromast ed il Bijenkorf. Raccontati in questo modo sono solo nomi con suoni al nostro orecchio anche abbastanza astrusi ma si sono trasformati in icone di una città che guarda avanti.

Certo, qualche traccia di quello che fu è rimasta, in particolare in alcune aree come nella zona di di Delft Harbour, per fortuna risparmiata dalle bombe tedesche. Questo, l’antico porto della città, è un popolare luogo di ritrovo sia durante il giorno sia la notte e seduti qui, davanti ad una birra, appare sfacciato il confronto tra I due mondi che si sfiorano nelle strade: quella del passato, con le vecchie navi ormeggiate per restare, e quello dell’oggi proiettato in avanti. Dove c’è sempre una nuova sfida.

Guida di Rotterdam

La città oltre il porto. E la chiesa di San Lorenzo

Ma non solo il porto: tra le cose salvate c’è, ad esempio, la chiesa di San Lorenzo. Ma per tutti qui si chiama solo la Grande Chiesa. La Sint-Laurenskerk risale al 15° secolo ed è stata costruita su quello che una volta era un terreno paludoso: quella base instabile obbligo a compromessi nella struttura dell’edificio, che quindi venne rimaneggiato pesantemente nel 1650.

Entrando nella chiesa, sarete colpiti dalla bellezza degli interni e dalla particolare luce,  un effetto accentuato dal vetro colorato delle sue finestre. La chiesa è famosa anche  per i suoi tre grandi organi danesi mentre le porte di bronzo dell’ingresso principale, sul tema della guerra e della pace, sono dall’artista italiano Giacomo Manzù. Guerra e pace come tema:  e la nostra guida di Rotterdam spiega che c’è un motivo ben preciso.

Anche questa chiesa fu pesantemente danneggiata dalle bombe ma gli abitanti erano troppo affezionati e la rivollero rimettere a nuovo. Ricordando però le ferite della follia del conflitto da cui la città  è risorta.

Guida di Rotterdam

Le case a cubo e altre stranezze

Ogni rinascita  è però una scommessa: e questo vale particolarmente a Rotterdam dove, lo abbiamo detto, gli architetti si sono voluti sbizzarrire. Una delle dimostrazioni più sfacciate di questa voglia di innovare sta vicino al vecchio porto e ha il nome di Kubuswoningen. Il significato? Semplice: case a cubo. Perché proprio di questo stiamo parlando, ovvero di un progetto dell’architetto locale  Piet Blom che progettò questo blocco di case con i piani superiori a forma di cubo sfalsato. Visti da fuori ci si chiede come si possa vivere all’interno ed ecco perché uno di questi edifici è stato trasformato in museo e può essere visitato dando a ognuno la possibilità di immaginare la vita quotidiana li dentro.

Ma nella vita si mangia anche. Ed ecco perché la nostra guida di Rotterdam spinge a scoprire un altro dei luoghi più innovativi e di tendenza: il nuovo mercato coperto. Il mercato nasce nel cuore del quartiere  di Laurens, il nucleo originario prima della guerra di Rotterdam. L’edificio è una combinazione  curiosa di spazio per il commercio, luoghi per il tempo libero, zone di abitazione e aree di sosta integrati tra di loro. Il mercato, che è anche a due passi dalla piazza dove si tiene ogni settimana il mercato di frutta a e verdura, raggruppa un centinaio di chioschi alimentari oltre a 228 appartamenti.

La cupola di vetro e acciaio protegge i  piccoli chioschi di generi alimentari durante il giorno ma dopo l’orario di chiusura resta vivace grazie alla presenza di  ristoranti al primo piano.

Guida di Rotterdam: comunità multietnica

Ma non è solo architettura; qui è uno stile di vita. Oggi questa città ha il porto più importante d’Europa, e il terzo più grande del mondo, un tenore di vita elevato e circa il 50% degli abitanti vantano una origine non olandese. Quando si dice multiculturalismo di deve pensare che in queste strade sono rappresentate 175 nazionalità.

Ecco, capito tutto questo lasciamo perdere gli zoccoletti e i canali di Amsterdam e andiamo in giro a scoprire la città. Che però, da brava olandese, non rinuncia ai canali. Anzi. Si, perché c’è un sacco d’acqua intorno e molte delle attività riguardano appunto le navi.

Per averne una idea provate a prendere un taxi d’acqua dalla antiquata foggia elegante e fatevi portare dal Leuvehaven, nel centro della città, vicino al Museo marittimo, sino al vecchio ed elegante hotel New York, sulla Kop van Zuid, dal 2000 monumento nazionale. Oppure salite sullo Spido un battello da fantascienza che offre un tour tra i canali. Ad Amsterdam si vedono antiche magioni: qui si sfiorano grattacieli usciti dalle matite di Rem Koolhass, Renzo Piano e Álvaro Siza.

Il ponte Erasmus e le tele dei grandi maestri

Poi ripartite a piedi per fermarvi ad ammirare il ponte Erasmus: ha piloni alti 139 metri e permette di vedere, soprattutto con il buio, lo spettacolo dello skyline illuminato come in un disegno pop. Stanchi di tanta modernità? Nessun problema, a sfogliare la  guida di Rotterdam si trova di tutto: basta entrare al museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti dei Paesi Bassi, per fare un salto indietro. Qui si è bello fermarsi ad ammirare le tele di Jan van Eyck, Hieronymus Bosch, Bruegel il Vecchio e Rembrandt.

Ma siamo a Rotterdam e quindi c’è spazio anche per, tra gli altri, Picasso e Chagall. Voglia di una sosta? Ci sta. Ma in quella pausa continuate a guardarvi intorno e a riflettere che Rotterdam non ha nessuna intenzione di fermarsi. Il lavoro non è certo finito e qualcuno dice che è appena iniziato. I cantieri nuovi si aprono e le gru danzano nel cielo ventoso.

La popolazione aumenta e sono in fase si progettazione molti nuovi edifici residenziali e torri e grattacieli. Chissà cosa direbbe di tutto questo il vecchio Erasmo, l’autore dell’Elogio della Follia. Lui, critico sulle vanità terrene, forse scuoterebbe la testa perplesso. Ma anche lui, salendo sui 185 metri dell’Euromast, la torre simbolo della città, si siederebbe a guardare la sua città tanto cambiata. E magari gli verrebbe il dubbio che è meglio così.