“Madrid è il luogo dove si impara a capire”, sanciva Hemingway. E detta così potrebbe sembrare una delle solite boutade del macho con la penna, dello scrittore innamorato dei tori, dei pugili e dei soldati. Eppure basta poco –  una passeggiata nei vicoli di fianco alla Gran Via o un pomeriggio senza meta a Malasana – per capire che ancora una volta Hemingway aveva ragione. Perché è qui che si capisce, volendo,  la Spagna. La vera Spagna, almeno. Perché le altre città di questa grande nazione sono anche spagnole: ma non solo spagnole. Madrid invece è l’essenza di questo stato. Per capirci, Granada e Siviglia, ad esempio, sono malie andaluse profumate d’arancio. Malaga è un sogno moresco che si è piegato al sentore di senape per assecondare la malagrazia dei turisti dei charter. Barcellona è Catalogna che si sogna Europa e, un filo, forse si vergogna, dei fratelli del sud.  Madrid invece  è sé stessa, capitale fiera di esserla e in certi casi anche un po’ sdegnosa, mai doma e certo non prona. Altezzosa ma non vezzosa, piena di vita  e sicura di sé. Per questo sfogliare la guida di Madrid significa scorrere un libro ricco di soprese: e  significa scoprire il vero sapore della Spagna.

Guida di Madrid: dalla Gran Via alla zona gay di Chueca

«Madrid è un luogo strano. Non credo che piaccia la prima volta che si va. Non ha nulla di quello che ci si può aspettare dalla Spagna. E’ moderna più che pittoresca eppure è la città più spagnola di tutte», scriveva Hemingway in un libro degli anni ’30. Prima di gonfiare il torace alla sua maniera rovesciando fiumi di parole sui tori e sulla corrida a Las Ventas, la «plaza» più grande del mondo, sul machismo di uomini che, dicono qui, si «vestono di luce» nell’ora crudele del pomeriggio d’estate. Un affresco di Madrid sicuramente reale ma altrettanto certamente parziale, una delle possibili sfaccettature di una città che è molte città in una, dove il canyon liberty e invaso dalle auto della Gran Via convive con le vetrine da Montenapoleone del quartiere di Salamanca. Così come le squallide luci rosse di calle de la Luna sfioravano il vivace triangolo di Chueca, assaggio di tollerante Greenwich village nella cattolicissima Spagna. E, dove, soprattutto, ci sono i bar e i locali, punto di ritrovo per gente di tutte le età, anima pulsante di una città dove dormire presto sembra un peccato. E dove, ancora a distanza d’anni, l’abbrivio lungo della «movida», sospiro di sollievo per la fine del franchismo, batte il tempo ai ritmi della quotidianità di una guida di Madrid che per certe pagine ricorda le parole di una canzone di Manu Chao.

guida di Madrid - il quartiere di Chueca

Guida di Madrid: il ritmo come in una canzone di  Manu Chao

Per comprenderlo basta seguire la  guida di Madrid e iniziare la visita scegliendo una delle zone calde della notte madrilena, la Malasaña cantata da Manu Chao o la più turistica area di Latina dove i tavolini accolgono il rituale dell’aperitivo lungo. Birre e vino tinto, tapas e raciones i madrileni si ritrovano e si parlano, masticano il tempo della chiacchiera e del relax, affascinando i turisti e coloro che qui arrivano e subito vengono fagocitati. Da una città più da vivere che da guardare. Anche se poi il viaggiatore sbarca al Prado e li, ammaliato, a guardare resterebbe per ore.«Pure se non ci fosse altro che il Prado a Madrid varrebbe la pena di passarci un mese ogni primavera», raccontava ancora Hemingway. Che accennava alle damigelle di Velazquez ingiustamente trascurando le previsioni surrealiste di Hieronymus Bosch o le suggestioni di Goya o El Greco e le mille altre perle incorniciate al muro. Incastonate in un rosario di tesori che abbraccia il Museo Thyssen-Bornemisza (una delle più grandi collezioni private d’Europa) e il Centro de Arte Reina Sofìa dove il favoloso «Guernica» di Picasso sgomita tra i capolavori degli artisti di Spagna.

Qui, in questo altopiano rugoso che visto dall’aereo pare arido e senza vita, e che invece, nel cuore della città, esplode del verde di giardini sterminati e bellissimi come il Parque del Buen Ritiro, oasi domenicale per i madrileni tra chitarristi di sevillana e burattinai improvvisati, o nel Campo del Moro, allungato tra il Palazzo Reale e il rio Manzanares. Da cui allontanarsi lentamente, seguendo la nostra guida di Madrid per infilarsi,  magari, nei vicoli della Moreria, il vecchio quartiere arabo, facendosi attirare da una nuova danza di chiacchiere e sapori in una birreria dove, a colpi di «tapas», addomesticare la serata. Prima di passare a quella successiva e ricominciare secondo un uso molto spagnolo che qui si fa vero e proprio costume nazionale. Anche se poi, a nemmeno 500 metri dalla Plaza Major, cuore secentesco della città imperiale, si dipana il «barrios» di Lavapies dove da tempo il kebab mediorientale ha detronizzato i «bocadillos» iberici e dove le cantilene degli abitanti profumano dei suoni della riva sud del Mediterraneo.

guida di Madrid - un torero trionfa alla plaza de toros de Las Ventas

Il tutto, fianco a fianco in assoluta libertà e senza forzature, con la leggerezza che questa città ha saputo adottare lasciandosi alle spalle la grandiosità antica di un impero per conquistare la grandezza contemporanea di una capitale europea, dove le occasioni di cultura sono buone per tutti i gusti, le linee della metropolitana sono tante ed efficienti e dove si vive molto. Ma si lavora anche. E scoprire come questa combinazione regga è uno dei tanti motivi per visitare Madrid e i suoi quartieri. Anche se poi certe consuetudini che a qualcuno paiono ormai fuori moda resistono oltre ogni mutare dei tempi. E la domenica d’estate sono in tanti i madrileni che, come ai giorni di Ordoñez e Dominguin, si danno appuntamento nei bar «taurini» intorno alla Plaza de toros de Las Ventas per un bicchiere di quello forte prima di assistere al rituale feroce del sangue e dell’arena. Un contrasto apparente che non stona, in una città «che – è ancora Hemingway a parlare – a conoscerla, è la più spagnola di tutte, la migliore in cui vivere, la gente più simpatica, il clima più bello e mentre le altre grandi città, simboleggiano tutte la provincia in cui si trovano, sono in sostanza andaluse, catalane, basche, aragonesi e comunque provinciali, soltanto Madrid può darvi l’essenza». Essenza di Spagna, appunto.

guida di Madrid - la Gran Via