Lo chiamano il centro lago ed in effetti è il cuore del Lario: non quel ramo del lago di Como che Alessandro Manzoni ha cantato ne “I promessi sposi“, ma palpita su quella sponda occidentale che si snoda lungo la statale Regina che, anche oggi, è protagonista per le bellezze che collega. No, la regina non c’entra. Si dice che questa sponda – arrivando da Como per percorrere gli otto km di bellezza fra Lenno a Menaggio – fosse intitolata a Teodolinda, regina dei Longobardi che, per prima, la attraversò e forse ampliò. Ma forse l’appellativo di “regina” sta a significare che questa via, più comunemente, è sempre stata la strada principale – la regina delle strade appunto – per percorrere la costa di quel famoso ramo del lago di Como da Lenno e Tremezzina a Menaggio.
La villa del conte sul lago di Como
Ed ancora: “regina” potrebbe derivare, più semplicemente, da Rezia e quindi dalle terre retiche e svizzere a cui appunto conduceva, superato il Lario. Oggi sono molte le cose da vedere e da fare su questa sponda e su quel ramo di lago di Como che offre un’alternativa e una perenne competizione di fascino, rispetto ad altri luoghi magici del Lario, da Bellagio a Varenna, che osservano questo centro lago dalle rive opposte in un triangolo ad alta concentrazione di bellezza.
Muovendo da Lenno si incontra uno dei trademark più noti del lago di Como e forse dell’intero “lake district” del nord Italia. E’ villa del Balbianello che il mondo ci invidia e che il Fai – Fondo per l’ambiente italiano protegge come uno dei suoi leggendari tesori, dopo che il conte ed esploratore Guido Monzino ne lasciò la proprietà, alla morte nel 1988. Oggi passeggiare nel suo parco secolare è come percorrere una cartolina in 3D, fra cipressi e platani e vialetti che sembrano dipinti. Scoprire i suoi interni, dalla loggia che incornicia la biblioteca del conte, agli altri ambienti dove spesso sono organizzati eventi, concerti, ma anche raffinate degustazioni, significa fare un balzo indietro nel passato, ad un romanticismo da Grand tour che solo certi scorci dei laghi italiani sanno regalare.
Il lago, la storia e i libri
Lasciare Lenno senza aver visitato il suo battistero romanico e ottagonale, sarebbe un errore grande quanto non indugiare, magari per un aperitivo, nella sua piazza raccolta attorno al piccolo golfo. Proseguendo lungo la statale Regina fra Lenno e Menaggio, si entra nel cuore del territorio della Tremezzina che, dopo la fusione dei Comuni della zona, ha regalato una sorte unica a questo ramo del lago di Como.
Qui destino e storia hanno scritto tante pagine diverse: a Giulino di Mezzegra si può ancora vedere la cancellata di villa Belmonte, dove furono uccisi, il 28 aprile 1945, Benito Mussolini e Claretta Petacci, dopo la cattura – avvenuta poco più a nord a Dongo – mentre tentavano di espatriare, insieme ad una colonna militare di tedeschi del regime nazista.
Un cartello anonimo indica il luogo dove una croce, ancor più semplice, ricorda gli avvenimenti. Ma questa è anche la zona di un’altra fuga e di una storia ben più positiva, leggendaria e fascinosa: quella narrata da Stendhal ne “La certosa di Parma” che in realtà, molto deve al Lario e, proprio fra Bellagio e Griante ambienta molti dei capitoli più belli e suggestivi del celebre romanzo.
Dalla letteratura alla storia
E’ a Griante, infatti, il castello dove trascorre l’infanzia “facendo spesso a pugni con i ragazzini del paese, senza imparare niente, neanche a leggere” il protagonista Fabrizio del Dongo. Da qui, da questa dimora di cui oggi si ammira ciò che resta del giardino e degli scorci più celebri, il ragazzo deciderà, invece, repentinamente di partire, alla volta della battaglia di Waterloo, lasciando agi e ricordi per seguire i suoi ideali. Il fascino di Griante ha stregato anche il cancelliere tedesco Konrad Adenauer che su questo ramo del lago di Como ha soggiornato, dal 1959 al 1966, trascorrendo l’estate e lunghi periodi di villeggiatura.
Le ville e le opere d’arte
La sua villa La Collina è oggi un importante centro di cultura grazie alla fondazione Adenauer, ma ha anche una foresteria aperta al pubblico e spazi per eventi e conferenze. Non serve avere parenti celebri o agganci con la letteratura per vistare invece l’altro grande monumento che segna lo skyline di questo ramo del lago di Como. E villa Carlotta (www.villacarlotta.it), con la sua mole bianca e neoclassica, l’orologio al centro, a scandire quanto il tempo non possa mutarne il fascino. I suoi giardini in primavera sono il paradiso di selfie e foto shooting per provare a rubare la bellezza e i colori delle sue azalee.
Gli interni custodiscono opere di Canova, come il celebre gruppo marmoreo di Amore e Psiche, e tele di Francesco Hayez, come l’addio di Romeo e Giulietta. Il lungo lago fra Tremezzo e la vicina Cadenabbia è un unicum di grandi palazzi molti dei quali come il Grand Hotel Tremezzo sono oggi luoghi di soggiorno secolari che hanno scritto la personalissima belle epoque dei luoghi, fra celebri riprese e film che qui hanno trovato le loro location.
Anche la Garbo passò su queste rive
Il ciak più celebre? E’ quello di “Grand Hotel”, appunto, data 1932 e sta tutto nelle parole di Greta Garbo “Andremo a Tremezzo e saremo felici”. Piccoli locali quasi pieds dans l’eau, boutique di tutto un po’, possono indurre a far tardi in questo struscio sulla stretta litoranea che costeggia questo ramo del lago di Como. Una chicca, però, per avere una visione dall’alto dei luoghi è la breve passeggiata che in meno di un’ora conduce, su sentiero ripido, ma adatto anche a famiglie, al belvedere e alla chiesa di San Martino, piccolo nido d’aquila a picco sulle bellezze del lago, cui si giunge seguendo una pittoresca via crucis che un tempo portava in quota i pellegrini proprio al cospetto del monte di Tremezzo che qui tutti chiamano, familiarmente, anche Crocione per la grande croce che campeggia sulla sommità.
Il lago di Como da Lenno da scoprire in barca
Tornati lungo la litoranea che costeggia questo ramo del lago di Como da Lenno e Tremezzina a Menaggio, si arriva a appunto a Menaggio e ci si accorge che qui i monti, alti quasi come fiordi, danno tregua al lago, aprendo un varco verso la Svizzera. E’ questa posizione che ha dato lustro e fascino a Menaggio un piccolo borgo raccolto intorno alla piazza pittoresca dove un tempo si partiva per la pesca e dove oggi sempre più spesso approdano imbarcazioni di lusso. Merito del suo atout, delle sue viuzze ricche di botteghe.
L’ultima vetrina a riaprire, fra le novità di questa stagione, è quella del ristorante “Del porto” di Menaggio. Ampia terrazza, approdo privato, in cucina arriva Roby Longa. Non dal lago, ma dai monti di Livigno, è anche lui un “viandante” della via Regina e qui ha trovato il suo approdo.
Proposte creative, realizzate con materie prime del territorio, pesce del lago ed ingredienti autoctoni senza scordare la sua formazione che prevede anche una proposta in carta – il menù “My deer” – interamente dedicata alla selvaggina. Il locale, insieme ad un bistrot che, oltre alla colazione, serve piatti veloci dalle 15.30 alle 18.30, offre anche una serie di escursioni in barca alla scoperta degli scorci più pittoreschi. E qui di angoli da scoprire ce ne sono ancora veramente tanti.
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