Strano destino: l’Imperatore qui c’è stato pochi mesi, palesemente controvoglia. E sempre sognando di andarsene. Eppure, ve lo conferma ogni guida dell’isola d’Elba, non c’è angolo che non porti un suo ricordo, una sua traccia. Ecco perché in questi giorni in cui ricorrono i due secoli da quel fatale 5 maggio in cui Napoleone “Ei fu”, è bello tornare  proprio qui. Nell’isola del ferro e di Bonaparte. Dove unire storia e voglia di andare.
Un desiderio che ci spinge verso la terza isola d’Italia, la stessa che, guardando la mappa, pare uno strano pesce con la testa rivolta alla Corsica e la coda girata verso la Toscana. Con una curiosità in più: una fila di montagne corre lungo la spina dorsale dell’isola, e il suo punto più alto – il Monte Capanne – è esattamente dove sarebbe l’occhio del pesce.
Per arrivare sulla nostra isola a forma di pesce basta un’ora di traghetto da Piombino e durante il viaggio, appena si arriva in vista alla sua coda di roccia, ecco apparire una successione di baie sinuose e spiagge tranquille, sovrastate da pendii coperti di bosco. Per buona parte dell’anno appaiono deserte come rifugi sul mare. Sotto i quali luccicano i metalli.
guida dell'isola d'Elba

Guida dell’isola d’Elba: un pesce di metallo

Si, perché già dall’antichità, l’isola d’Elba era conosciuta come un’isola di minerali. Ancora oggi le colline sono cosparse di cristalli lucenti che occhieggiano dalle pendici del monte Capanne dopo i mesi piovosi, come crochi in primavera. E all’estremità orientale dell’isola, nel comune di Capoliveri, si trova il monte Calamita. Il nome dice tutto: è, in pratica, una montagna con un enorme cuore di ferro. Al punto che, le leggende dicono, che sia in grado di deviare le navi e fare impazzire le bussole. Ovviamente non è vero.

Ma molte delle armi con cui le legioni romane conquistarono un impero furono forgiate col metallo scavato qui. Una storia di fatica e lavoro che proseguì dai tempi degli Etruschi sino agli anni ’50 quando si cominciarono ad abbandonare gli scavi per puntare sul turismo. L’ultima miniera, la galleria del Ginevro, chiuse nel 1981. E il ferro rimase nella terra, nei ricordi e nel nome del suo porto più importante: Portoferraio.

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Qui vivono 12mila dei 32mila abitanti dell’isola ed è il punto di partenza di ogni vacanza all’Elba. Oltre che un luogo che intriga. La città si allarga dal porto verso l’anfiteatro naturale che la circonda e rivela, nel gomitolo del suo centro storico, la sua lunga storia. E lo smisurato bagaglio di leggende. Qui si cammina in salita in strade a scalini, ci si ferma in piazzette che si spalancano all’improvviso tra case colorate come i loro balconi fioriti e si respira l’aria di mare. La stessa che ricorda che, per il mito, qui sono sbarcati gli Argonauti ma anche, in realtà i pirati contro i quali Cosimo I de Medici innalzò mura e torri di guardia.

L’imperatore Napoleone: esule e sovrano

Ma il passeggero più importante che attraccò qui, lo sappiamo, è colui di cui in queste ore ricorre l’anniversario: Napoleone Bonaparte. L’imperatore arrivò il 3 maggio del 1814 con il titolo di “sovrano dell’isola”. E suona strano visto che si trattava di un esilio conseguenza di una batosta come quella della battaglia di Lipsia. Lui però, mantenne l’aplomb imperiale e ricevette con distacco il benvenuto ossequioso delle autorità che lo videro scendere dalla nave. Non rimase a lungo: solo 9 mesi.

Ma sfogliando le pagine della guida dell’isola d’Elba si capisce che lasciarono il segno. La sua presenza, di fatto, diede vita alla vocazione turistica dell’isola del ferro (un imperatore è davvero un ospite vip) e, in più, lui fece sforzi importanti per migliorare le strutture di quello che dopo i fasti imperiali di Versailles dovette sembrargli un triste scoglio. Anche se non poteva immaginare che poco dopo lo avrebbe atteso il vero esilio sull’isola di Sant’Elena.

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Scelse come abitazione la villa dei Mulini, strategicamente appollaiata sopra Portoferraio, da dove poteva controllare cosa accadesse in mare. E, secondo i maligni, sedersi su una panchina del giardino per guardare malinconicamente verso nord, verso la Francia perduta. La casa fu poi ristrutturata su disegno di Bonaparte che scelse anche gli arredi che però si sono persi. Anche se i mobili di oggi sono antichi e fanno capire l’atmosfera. Da vedere poi è anche la villa San Martino dove visse saltuariamente e dove si trovano ancora molte stampe dell’epoca e vignette prese da giornali inglesi. Inutile dirlo: la stampa dell’epoca nemica non perdeva occasione per sbeffeggiarlo.

Capoliveri e il monte di ferro

Noi, invece rendiamogli omaggio, ma andiamo a vedere gli altri paesi di quest’isola. Che pur piccola sa proporre molti volti diversi. Uno dei più suggestivi è quello del paese di Capoliveri, sulle pendici del Monte Calamita e forse fondato dagli etruschi e poi colonizzato da marinai arrivati dalla Grecia, Fenici, Romani. Qui si viene per vedere i negozietti, mangiare nei tanti locali ma anche solo fare una passeggiata. E ne vale la pena.

Le due luminose piazze centrali sono piene di caffè ma per avere un po’ d’ombra e tranquillità basta infilarsi nella rete di strade fuori dalla via Roma. Qui non ci sono auto – è troppo stretta e ripida – solo vicoli silenziosi e gradini che portano su o giù attraverso archi di pietra, poi improvvise piazze illuminate dal sole con vista sull’incombente montagna magnetica o sul mare blu che pare di vetro. Volendo ci si può anche concedere una visita alla miniera del Ginevro, la galleria di magnetite più grande d’Europa. Ora le luci sono fioche ma si può scendere fino a -24 metri sotto il livello del mare con il casco giallo e la guida per scoprire cosa voleva dire estrarre ricchezza dalle montagne.

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Ma siamo sul mare: e prima di dedicarci alla scoperta delle spiagge proseguiamo questo piccolo viaggio tra le altre pagine della guida dell’isola d’Elba. Prossima tappa Porto Azzurro, prima porto di pescatori, poi avamposto militare imposto da Filippo III di Spagna che fece costruire il forte Langone. Era davvero inespugnabile se esiste ancora ed è usato come carcere. Noi, placidamente, partiamo da piazza Matteotti, il cuore del paese da dove camminare verso la passeggiata Carmignani, ovvero il lungomare. Prima di arrivare alla spiaggia di Barbarossa scegliete uno dei tanti locali dove premiarvi con pesce fresco e vino bianco locale.

Guida dell’Elba: Marina di Campo e la dolce vita

Il viaggio prosegue, l’isola è piccola ma grande e di cose da vedere all’Elba ce ne sono tante. Spostiamoci quindi verso ovest e arriviamo a Marina di Campo dove meno forte è il legame con le miniere. E più evidente la vocazione del turismo. Quello che fu un paese di pescatori è diventato un po’ il centro del turismo balneare grazie ad una delle spiagge più celebri e alla nascita di strutture di ogni tipo. Qui vengono le famiglie ma anche i giovani che vogliono locali dove tirare tardi.

Ma tutti, prima o poi, si sfiorano sul lungomare tra bancarelle, locali e profumo di salsedine. E per i più avventurosi non dimenticate che da qui parte la barca che porta all’isola di Pianosa. E’ stato un carcere duro, chiuso al mondo, e questo ha mantenuto un ambiente incontaminato: oggi, con precise regole e visite guidate, si scoprono resti romani e nella macchia mediterranea uccelli e animali che esistono solo qui. Sotto il mare, poi, i fondali sono da urlo.

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Marciana, il borgo tranquillo

Ma la guida dell’isola d’Elba lo ripete, il mare qui ovunque sa far battere il cuore. Per cui girando intorno e buttando l’occhio ognuno potrà trovare le spiagge più belle. O quelle più adatte a lui. Noi, per concludere questo per forza parziale viaggio tra le cose da vedere all’Elba attraversiamo la schiena del pesce e arriviamo a Marciana Marina. E’ il comune più piccolo, un borgo che ha mantenuto buona parte del suo aspetto anche se ora, è ovvio, è ben lontano da quando era la “piccola Marsiglia da cui partivano le navi cariche di botti di vino dell’Elba da portare sulla terraferma. Sul lungomare ci sono locali dove rilassarsi, le sue piazzette sono dei salotti dove guardare e farsi guardare e le piccole frazioni, come Poggio, appoggiate al monte sono oasi di verde e tranquillità.

Il periplo e la guida dell’isola d’Elba sono quasi conclusi: abbiamo sbirciato quasi ogni “angolo del pesce”. Una sosta prima di tornare a Portoferraio però facciamola a Procchio. Qui ci sono alcune belle spiagge, un po’ di sistemazioni e ci si trova quasi al centro dell’isola. Da qui è facile partire per andare verso est e verso ovest, per esplorare l’interno o spiaggiarsi sul mare. Napoleone, lo abbiamo detto, scalpitava per salpare e tornare a guerreggiare. Noi, da una curva della strada che vede il mare pensiamo che si sta molto bene qui. E che sulla schiena del pesce chiamato Elba vorremmo andare molto avanti e molto a lungo nel blu.

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Come arrivare: il traghetto da Piombino e non solo

Per arrivare all’isola d’Elba occorre prendere il traghetto da Piombino che arriva a Portoferraio con una tragitto di circa un’ora, un’ora e un quarto. Ci sono diverse compagnie di navigazione e in estate c’è anche una tratta che collega Portoferraio a Bastia in Corsica. In passato erano stati anche garantiti dei voli con paesi europei e scali italiani con il piccolo aeroporto locale.