Guida di Gent: palazzi antichi e ritmo moderno
In più questa è una città universitaria, piena di fermenti culturali e di vita. E la sua vita serale azzera in un secondo lo stupido luogo comune che vuole il Belgio come un paese tranquillo ai limiti della noia. Così andando in giro, sorprendentemente, si passa in pochi passi dal Medioevo al XXI secolo, dalla magia dei palazzi antichi che si specchiano nei canali ai locali di tendenza sorti nei quartieri periferici di Sint-Amandsberg e Muide o alla zona in totale rinnovamento che si trova vicino alla vecchia stazione di Dampoort. Ed ecco perché qui si può scoprire, in un solo luogo, le varie anime delle Fiandre.
Il punto di partenza però, quasi obbligato e citato in qualsiasi guida di Gent, è la sua cattedrale. Sui chiama San Bavone e ospita uno dei quadri più famosi della tradizione nordica, l’Adorazione dell’Agnello Mistico di Van Eyck. Il nome non vi dice nulla? Non vi preoccupate: quasi sicuramente lo conoscete perché si tratta di una delle opere più celebri e icononiche dell’arte fiamminga. E prima o poi avrete visto quella emozionante rappresentazione di Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso: mai il dolore dell’uomo che scopre la propria fragilità seppe diventare così concreto e tangibile su una tela. Ma tutta la chiesa, comunque, merita di essere esplorata.
La cattedrale e i suoi capolavori
E’ un maestoso edificio in mattoni e granito che nasconde a cripta romanica di quella che era la chiesa precedente dedicata a Sint-Jans. Carlo V la distrusse per costruire una fortezza ma poi sorse nel XIII secolo questa cattedrale gotica a cui si aggiunse in seguito la torre. L’interno racchiude opere celebri oltre il polittico come quadri di Rubens e di Joos van Wassenhove e nella cripta ci sono tombe di vescovi e un ricco tesoro.
Poi una volta tornati all’esterno è tempo di camminare e alzare lo sguardo sugli scorci di Gent, che ricordiamolo, è stata l’antica capitale delle Fiandre e storica avversaria della più zuccherosa Bruges. Non suoni irriguardoso ma forse è ancora più bella. Lo è perché meno leziosa e più concreta, gaudente nei suoi locali dove bere birra trappiste ma nordicamente austera come i torrioni del suo castello. E qui i canali non sono, come accade a Bruges o a Venezia, una carezza. Ma più che altro una corazza d’acqua. Per scoprirli non resta che passeggiare per il centro cittadino, un catalogo di palazzi dai tetti vertiginosi o perdendosi tra i vicoli. Non si può restare insensibili al suo fascino.
La guida di Gent e una crociera tra i canali
Il punto di partenza per questa passeggiata sono Graslei o Korenlei, le due rive del fiume che attraversa il cuore del centro. Il nome dice tutto: una era la “riva del grano”, l’altra quella “delle erbe”, insieme formano la zona “tra i ponti” ed erano il porto e l’area commerciale quando i mercanti di queste terre trasformarono un piatto, monotono, paese in una potenza. Se si cerca una foto che racconta le Fiandre è forse qui che si deve venirla a scattare.
I mattoni delle case sono bruni, i tetti rossi e neri, spiccano qua e la i contrassegni delle corporazioni e tutto è un rincorrersi di linee verticali verso il corrucciato cielo del nord. Poco lontano partono anche delle piccole crociere che in una quarantina di minuti permettono di sfogliare la guida di Gent da un punto di vista diverso: dall’acqua
Le torri e lo skyline di Gent
Poi tornati a terra, dirigetevi verso il ponte di San Michele e godetevi la sua magica prospettiva prima di infilarvi in Limburg-Straat che porta verso i monumenti più importanti. Tra questi la chiesa, appunto, di San Michele, un’imponente chiesa gotica costruita in arenaria. Il pulpito, l’altare e molte altre parti degli interni sono in stile neogotico ma il tempo qui ha lasciato segni del proprio trascorrere e lasciti di altri stili. Proprio accanto alla chiesa ecco il ponte di San Michele dal quale si vedono tutte le torri di Gent. Non solo i grattacieli moderni sanno rendere speciale uno skyline. E se si viene la sera con i monumenti illuminati lo scatto perfetto per i like è garantito.
Abbiamo parlato di torri. E quella più famosa è certamente il Belfort. Si trova sul lato ovest di Sint-Baafsplein, è alto 91 metri ed è il simbolo dell’indipendenza della città visto che qui si custodivano le carte che sancivano i privilegi di Gand. La torre fu iniziata intorno al 1300 e nel 1338 fu completata ma la sua guglia è stata restaurata all’inizio del secolo scorso sostituendo le antiche strutture di legno. In cima sta un drago di rame dorato che domina la città dal 1377.
O meglio, lo farebbe ma quello di oggi è ovviamente una copia così come copie sono le quattro figure armate agli angoli della piattaforma. Solo uno degli originali ha resistito e si trova oggi in mostra al piano terra. A questo punto ci sta una sosta e il posto giusto potrebbe essere il locale che si trova proprio a fianco: oggi serve birre e patatine ma un tempo era in luogo di ritrovo per i mercanti di lane e tessuti prima di diventare, nel 18esimo secolo una prigione.
Guida di Gent: il castello dei Conti
Divenne, nella sua lunga storia una prigione, anche il Gravensteen, il Castello dei Conti di Fiandra, una arcigna fortezza circondata dalla acque del fiume Lieve. Fu costruito tra il 1180 e il 1200 per ordine di Filippo d’Alsazia, ex conte delle Fiandre, sulle fondamenta di una struttura del IX secolo precedente e fu creato nello stile dei castelli crociati siriani. Oggi rimane un esempio unico dell’arte fortificata medievale europea.
Nel 14 ° secolo, perse però la sua funzione militare e fu usato dai conti come loro palazzo e come luogo da dove amministrare le Fiandre. Questo, appunto, fece si che in parte venne trasformato in prigione prima di essere venduto e diventare, nel 1800, un cotonificio. Cambiamenti d’uso a parte resta una struttura ricca di fascino così come merita una sosta la piazza che sta di fronte, Sint-Veerleplein, forse la piazza più antica di Gent, circondata ora da palazzi che risalgono al 1600. Un dettaglio: la piazza serviva da mercato ma qui venivano anche compiute le esecuzioni e bruciate le vittime della inquisizione.
Voglia di modernità
Ma lo abbiamo detto all’inizio della nostra guida di Gent: questa città, come molte altre del Belgio, non è solo rivolta al passato. Ma anzi sta progettando il futuro. Ecco perché non si può non fare una deviazione per vedere Werregarenstraat, un vicolo di 120 metri che collega la vivace Hoogpoort con Onderstraat e che è diventata negli anni una tavolozza. Qui infatti tutti i muri sono a disposizione di artisti di street art e graffitisti e ogni giorno si crea. E i turisti arrivano a frotte. Altrettanto interessante per chi ama l’architettura è la modernissima De Krook, una biblioteca pubblica che oltre ai libri ospita laboratori, eventi, festival e mostre ed è diventata un punto di ritrovo molto amato dai giovani del luogo. Sempre per gli appassionati d’arte l’indirizzo giusto è quello dello SMAK, il Museo Civico d’Arte Contemporanea, che raccoglie opere realizzate dopo il 1945 con pezzi interessanti da Andy Warhol a Karel Appel oltre a mostre temporanee.
Quindi, finiamo la guida di Gent dedicata ai musei parlando del Museo della Città, o STAM che condensa la storia di Gent. Per farlo parte dalle mura visto che il museo è sorto in quello che era l’abbazia cistercense di Bijloke che è stato fusa con un palazzo moderno all’interno del quale si compendia la storia di Gent dal medioevo fino a oggi con mostre e contenuti interattivi e esposizioni temporanee durante tutto l’anno.
Una birra e uno scorcio tra le vecchie case
Ma ormai è tempo di riposare, di godersi i sapori della cucina fiamminga e magari una birra prodotta di monaci trappisti. Per farlo la cosa migliore è immergersi nei vicoli di Patershol. Gli studenti pedalano veloci, i muri delle case hanno visto il Medievo, il pavè è lucido d’umidità. Scegliete uno dei tanti piccoli locali e scaldatevi con un caffè o inebriatevi con una birra. Fuori dalle tendine di pizzo vedrete, in alto, un filo di fumo o una nuvola bassa. Chiudete gli occhi e pensate agli scorci dei quadri del maestri fiamminghi visti nei musei e nelle chiese. E capirete che tanto tempo è passato. Ma da queste parti è sempre stato così.
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