Da una parte l’Italia, l’Europa. Dall’altra l’Africa. Intorno il mare Nostrum, quello dove per millenni si sono incontrati e scontrati romani e fenici, turchi e aragonesi. In mezzo, pietra angolare di questa tavolozza di storie c’è lei: Malta. Perfetta quintessenza di tremila anni di vite e battaglie, scambi e mercanteggiamenti, alleanze e tradimenti. Con la favella inglese e lo stomaco latino, con il barocco nel cuore e l’arabo nel dialetto, con le cabine rosse come a Piccadilly e i cannoli in tavola come a Palermo. Con un passato fatto di cavalieri e castelli ciclopici e un presente di studenti da mezzo mondo che si ritrovano a ballare fino all’alba. A riprova che una piccola isola può essere grande. Per quello che è stato, certo. Ma anche per quello che sa regalarsi ogni giorno. Ecco perché una guida di Malta è anche un libro di storia. Scritto in molte lingue e con cento colori.
Guida di Malta: il crocevia del Mediterraneo
«Siamo una piccola isola», ammette Giuseppe Caccia, mentre sorseggia una birra Cisk al sole del tavolino di un bar di Birgu, la città Vittoriosa. «Ma abbiamo una lunga storia e abbiamo incontrato tante genti. Lo si vede nei palazzi ma anche nelle nostre vite. Io, ad esempio, che ho avuto un nonno siciliano e un altro irlandese, ho sempre abitato a La Valletta. Mentre mio figlio ha studiato a Londra. E vive a New York».
Tante radici diverse, innestate in un corpo solo, è difficile trovarle altrove. Ma questa è proprio la bellezza di quest’isola che vive senza affanni, difende la famiglia del tempo antico e impazzisce per il calcio globale, si ritrova la domenica per ricchi pranzi in compagnia e ai turisti offre sempre un sorriso e una piccola sorpresa. Tanto – lo sa bene – dietro ogni suo muro di pietra color biscotto c’è sempre qualcosa che non ti aspetti.
Tra palazzi, spiagge e il ricordo dei cavalieri
La riprova arriva tra i vicoli tortuosi di Vittoriosa e Senglea, due delle tre antiche città avvolte da mura che per prime, nel 1530, ospitarono i Cavalieri di San Giovanni. Nacquero come porti fortificati, ora sono il cuore della Malta più popolare e vera. La stessa che affolla le sale delle Società Filarmoniche – i band club, come li chiamano qui – dove la gente chiacchiera, beve, gioca a bingo e discute di politica. Sono una ottantina, sparsi tra vie e piazze, e quando ne sfiorerete uno buttate dentro un occhio: farete un tuffo nel passato e coglierete il suono stravagante del maltese.
Non si capisce quasi nulla: ma ci troverete comunque echi sparsi di Italia. «Una volta tutti parlavano italiano -, spiega Narcy Calamatta, enciclopedica guida turistica. – Poi gli inglesi, negli anni ‘30, introdussero l’inglese e codificarono la lingua maltese che fino ad allora non si usava scrivere». E la lingua, come tutto qui, inglobò i mille influssi arrivati da Tunisi e da chissà dove. Ora, estremo paradosso però, Malta è diventato uno dei luoghi più frequentati da chi vuole imparare l’inglese. Forse perché tra le meste brume londinesi e le rilassanti pennellate d’azzurro del mare della Golden Bay pare difficile che ci sia chi sceglie la nebbia.
Baie e rocce. E non troppa sabbia
Ma sia chiaro però: una guida di Malta e delle sue città svela subito che questo non è l’archetipo dell’isola tutta spiagge, ombrelloni e lettini. Qui la terra si piega alle onde controvoglia e spesso più che la battigia si incontra la roccia. Ma, una volta superati gli scogli, il Mediterraneo da il meglio di sé. E lo fa con tanto impegno che anche nel cuore de La Valletta verrebbe voglia di togliersi le scarpe e tuffarsi: e dai mille locali affacciati sulla sequenza di baie ci si ritrova a fare il conto di quante sfumature possa avere l’azzurro.
Tra le opere di Caravaggio e il mito di Ulisse
La stessa curiosa impressione che si prova vagando senza meta tra le stradine quasi verticali di questa capitale in miniatura che occupa appena un chilometro quadrato. Ma mai un fazzoletto di terra fu sfruttato così bene: chiese e monumenti conquistano lo sguardo e ogni vicolo è un punto di fuga che sfuma nel blu. Anche se poi sono le tinte oscure dei due affreschi di Caravaggio ospitati nella magniloquente co-cattedrale di San Giovanni a fare accelerare il cuore. La firma del pittore è dipinta col sangue del martire sacrificato a Salomè.
Ma qui, tra assedi e razzie di corsari, i cavalieri con la croce sulla tunica, di sangue ne hanno purtroppo visto scorrere parecchio. E non era solo dipinto. Forse anche per questo i pavimenti delle chiese, esagerate come sono sanno essere sotto il sole del sud, sono un patchwork di lapidi in marmo come a Mdina. Per fugare tutti i dubbi lo scheletro ghignante è l’immagine più gettonata per illustrarle.
Ma sono ossa che non fanno paura: il cielo nella chiesa è d’oro abbacinante e quello reale, all’esterno, predilige le declinazioni del soleggiato. Se poi ci si sposta verso nord solo di qualche chilometro il sole non serve neppure: bastano le luci di pub, discoteche e locali per ogni gusto per illuminare le strade. E la notte in queste strade affollate di giovani dal biondo all’ambrato finisce solo con il sole alto. Chi invece voglia la quiete dello sciabordio del mare deve salire ancora più a nord. Gozo, isola gemella, garantisce pace, alberghi boutique e poca gente.
I templi megalitici e la ninfa Calipso
Qui la costa, se possibile, è ancora più emozionante e sotto terra giganteggiano tempi megalitici unici. Gli archeologi e le guide di Malta li datano oltre 3600 anni prima di Cristo mentre poco lontano c’è una grotta dove, vuole la leggenda, abitasse la ninfa Calipso: Ulisse sarebbe rimasto prigioniero sette anni. In un giorno di sole non sembra il posto peggiore dove restare rinchiuso con una ninfa dai modi seducenti.
Guida di Malta. Ma anche di Comino
Ma la voglia di andare – Odisseo insegna – non si può incagliare in una grotta. Per concludere il percorso resta ancora Comino, l’altra isola abitata dell’arcipelago. Ammesso che quattro abitanti fissi pure d’inverno bastino a dirla popolata d’umani. D’estate però, è certo, di gente, se ne trova. Sono i clienti dell’unico albergo e i tanti che con le barche arrivano a immergersi nella Blue Lagoon. C’è tutto quello che si desidera: sabbia bianca, acqua trasparente e sole che brucia. Ma al tramonto, evaporata la folla, resta l’impressione di un tropico arenato fuori zona.
L’Italia è vicina. Ma pare lontana
La notte no, la notte meglio ritornare sull’isola grande. Chi vuole musica ad alto volume e cocktail ad alta gradazione avrà di che saziarsi ma forse vale la pena di cercare oltre. A La Valletta, o nelle altre città della costa, locali più raccolti propongono sapori di mare e contorni di vento tiepido. Sotto i lampioni la pietra delle mura e dei palazzi assume sfumature come di sabbia. L’Italia è solo a novanta chilometri e Tunisi poco più in là. Malta, ovvero il cuore del Mediterraneo è a due passi. Sfogliando una guida di Malta basta tendere le orecchie per sentirlo raccontare le sue mille storie.
marina B.
Written on 12 Gennaio 2016
Vorrei andare a Malta. Ma in questa stagione vale la pena? Qualcuno mi può aiutare? grazie