Il Museo d’Orsay di Parigi: dalla stazione al deposito
Prima però di elencare le opere fondamentali parliamo un attimo del museo. Costruito in soli due anni (per l’Esposizione Universale del 1900) Orsay rimase una stazione ferroviaria fino al 1939 quando le sue banchine cominciarono ad essere troppo corte per i nuovi treni destinati ai pendolari. Ed allora ebbe vari usi.
Durante la Seconda guerra mondiale fu il deposito della posta per prigionieri di guerra, poi fu set per Orson Welles e in seguito ospitò la Drouot, la più antica casa d’aste di Parigi, nel periodo in cui erano in corso i lavori per la nuova sede nel 9° arrondissement. Non solo: la facciata occidentale, dove si trova l’ingresso attuale del museo, per un lungo periodo fu anche un hotel.
Durante tutto questo tempo l’edificio corse il rischio di essere abbattuto diverse volte ma solo la ferma volontà di cittadini appassionati che ne chiesero la tutela lo salvò dalle ruspe. Fino a quando nel 1980 il progetto di ripristino fu affidato a Gae Aulenti che decise di mantenere la struttura originale pur personalizzandone alcuni aspetti.
Tanti piani di capolavori
Ma una volta dentro al Museo d’Orsay cosa si trova? Si potrebbe dire il meglio dell’arte francese suddiviso in tre piani. E un percorso cronologico di bellezza. Giusto per capirci: al piano terra le prime opere che sono alle origini dell’Impressionismo, dall’inizio della Seconda Republica – e qui si trova il discusso l’”Origine del mondo” di Coubert mentre nel corridoio ci sono alcune sculture. Salendo all’ammezzato e poi ai piani superiori si trovano le altre opere di Art Nouveau e poi si arriva al trionfo dell’Impressionismo e del post Impressionismo.
Ovviamente un simile percorso richiede tempo: ed ecco perché molti si limitano ad un viaggio tra le opere più celebri. Quelle che non si possono assolutamente perdere.
Ma quali sono i capolavori assoluti? Ognuno ha il proprio podio di bellezza. Ma ci sono opere che sono un patrimonio assoluto. Una delle più celebri è la “Colazione sull’erba” di Manet. E all’epoca fece scalpore la scena di una donna nuda che conversa con due gentiluomini eleganti nel mezzo di un bosco: si tratta di un quadro in realtà ispirato da un dipinto di Tiziano (che si trova al Louvre) ma che colpì da una parte per il realismo, la luce naturale, la posa quotidiana, ma che inseriva un nudo senza motivi allegorici o mitologici. E questo apparve una provocazione eccessiva.
Le Ninfee di Monet
Si parla di Impressionisti e non si può non parlare di Monet. E delle sue ninfee. Qui al Museo d’Orsay si trova questo quadro delle “Ninfee blu” che è uno degli oltre 200 dipinti dall’artista su questo tema ma forse tra i più originali. Anche perché piuttosto tardo visto che risale al 1916 quando ormai il maestro da tempo viveva in Normandia nella sua casa di Giverny. Tra i grandi maestri ospitati dal Museo d’Orsay c’è anche Degas che divenne celebre con le sue ballerine: un esempio molto celebre è quello della “Classe di danza” dove si vedono le ballerine dell’Operà durante le prove per una esibizione.
Sempre ballo ma di tutt’altro genere è quello rappresentato da Renoir nel suo famoso “Ballo al Moulin de la Galette”. E’ una scena popolare che mostra una festa all’aperto appunto in questo Moulin che era un locale di Montmartre inaugurato nel 1812 nel cortile di un mulino a vento. Quando questo non era ancora un quartiere centrale di Parigi ma il rifugio degli artisti e dove nelle guiguette, ovvero una specie di balera, si davano appuntamento Renoir e i suoi amici rappresentati nella grande tela.
Il Museo d’Orsay e Cézanne
Molto celebre poi è un quadro “I giocatori di carte” di Paul Cézanne. E’ un tema molto amato dall’artista che amava dipingere la gente comune della sua Provenza. Ma non con realismo dettagliato ma piuttosto con ampie pennellate che trasmettono il calore e i colori di quella terra sentiti molto lontani dalla vita ormai veloce e moderna di Parigi.
Imperdibile poi l’autoritratto del 1889 di Van Gogh. E’ uno dei tanti autoritratti dell’artista olandese (sono 43. Molti si trovano nel museo che porta il suo nome ad Amsterdam) ma questo è particolare perché mostra il dolore dell’artista dopo un ricovero in ospedale psichiatrico.
Proseguendo il percorso si arriva alla Polinesia francese. Per farlo basta fermarsi di fronte al ritratto di due donne di Tahiti dipinto da Paul Gaugain nel 1891. Una curiosità: una delle due modelle è la donna che poi il pittore sposò.
Concludiamo con una altra opera scandalosa: l’Olympia di Edouard Manet che nel 1863 sfidò la società dell’epoca. Di nudi la storia dell’arte era piena: ma erano nudi di dee mentre questa è una prostituta vera e sfacciata che guarda in faccia chi si trova davanti al quadro. Visto oggi pare nulla: ma all’epoca la mancanza di idealizzazione parve uno schiaffo al decoro e alla convenzioni. Ma l’arte serve anche a questo.
Gli orari e come evitare le file
Il Museo d’Orsay è aperto tutti i giorni tranne il lunedi dalle 9.30 alle 18. Il giovedì dalle 9.30 alle 21.45. I biglietti sono in vendita fino alle 17 e il giovedì fino alle 21. Un museo del genere ovviamente è sempre affollato e si rischiano lunghe code. Per evitarle si può andare il giovedi in serata – pochi sanno della apertura protratta – oppure acquistare il biglietto per il museo online, direttamente dal sito del Musee d’Orsay. In questo modo si salta la coda entrando dall’ingresso C riservato.
Attenzione però: se lo comprate online non lo potrete stampare ma dovrete passare a ritirarlo in uno dei negozi FNAC in città, o all’Ufficio del Turismo di Parigi. Per la visita completa occorre un intero giorno. Per una toccata e fuga mettente in conto almeno due o tre ore.
Infine se avete fame nessun problema: Il ristorante si trova al primo piano del museo in una sala antica con lampadari e stucchi ed è considerato un luogo storico. Serve cucina francese di alto livello con prezzi adeguati. Più semplice è il Cafè Campana vicino alla Galleria impressionista che serve piatti da brasserie parigina. Infine il Cafe de l’Opera al pianterreno per una bibita o uno spuntino.
Scopri altre idee di viaggio
Prepara le valigie e tuffati nel mondo di TRAVELFAR